Partite di scarso appeal, quasi tutte sotto il solleone: l’estate non ha portato grandi slanci né offerto indicazioni tecniche troppo precise. La squadra ha sempre preso gol e i rifornimenti al centravanti restano una nota dolente. Di contro c’è la continuità programmata dal club e la qualità di diversi calciatori, armi importanti per Indiani. E poi il clima d’entusiasmo che si respira in città dopo la promozione, tra centenario, Giostra e fiducia nel futuro. Stasera è in programma il debutto di Rimini e tifare amaranto, in questo periodo, è la cosa più bella del mondo
Diciamo la verità, è stato un precampionato anonimo con partite di scarso appeal, giocate quasi tutte sotto il solleone. Fino a quindici giorni fa le gambe erano pesanti, i ritmi bassi, le indicazioni del campo annacquate da un contesto poco stimolante. L’Arezzo ha scelto di affrontare tutte squadre di serie D (Trastevere, Figline, Trestina, Seravezza, Gavorrano, Aglianese) che di motivazioni ne hanno portate poche. Le prestazioni migliori, al di là del risultato, sono state non a caso quelle con Cosenza (0-1), Virtus Francavilla (1-0) e Latina (1-2), con le ultime due oscurate ai comuni mortali, rendicontate solo per sentito dire o tramite brevi riflessi filmati. Avversari di pari categoria o categoria superiore hanno pungolato testa e piedi, il che è incoraggiante in vista di stasera.
Cosa hanno detto tutte queste amichevoli? Che Trombini ha fatto un po’ meglio di Borra in un ruolo dove entrambi potrebbero giocare titolari e dove un minimo di gerarchia, da che calcio è calcio, è però indispensabile. Che la squadra ha preso un gol da tutti, 2 gol dal Trastevere e 2 gol dal Latina, molti dei quali in ripartenza con la linea molto alta. Che Polvani è sembrato fin dall’inizio uno dei più in forma. Che l’innesto di Renzi ha portato corsa, freschezza e qualità (se gioca da mezz’ala, anche qualche gol). Che Iori si è inserito ottimamente, dimostrando gamba, tecnica, velocità e tecnica in velocità. Che Pattarello, ancorché si affidi prevalentemente all’istinto, ha una sana, energizzante voglia di spaccare il mondo.
L’acquisto di Chiosa, che oggi partirà dalla panchina, è un colpo grosso che nel giro di un paio di settimane instillerà esperienza e letture di alto profilo in un reparto in cui anche Masetti ha aggredito con vigore la nuova annata. Mawuli è sembrato molto più tecnico del classico mediano frangiflutti deputato solo a spezzare il gioco altrui: non avrà il piede per tracciare corridoi verticali in avanti ma ha geometria e personalità per far palleggiare la squadra in partenza d’azione. La condizione migliore deve trovarla ma, visto il suo pregresso, si sapeva.
Là davanti gli esterni sono tutti di spessore. Indiani ha quattro frecce per fare male sia dal primo minuto che a match in corso. Il punto interrogativo riguarda i rifornimenti che sapranno garantire al centravanti. Gucci e Kozak hanno bisogno di palloni spediti in area con i tempi giusti: di testa sono forti, hanno fisico, centimetri e un traversone messo bene può diventare un mezzo gol. Ma questa giocata, apparentemente banale, l’Arezzo la propone di rado. Sia a destra che a sinistra, le punte laterali vanno uno contro uno, convergono, tirano. Poco premiate le sovrapposizioni dei terzini, rare le traiettorie da fondo campo a cercare l’inzuccata del terminale. Vedremo da stasera se qualcosa, in tal senso, è cambiato.
Rispetto alla serie D, l’Arezzo troverà avversari di livello più alto. Capiterà di non poter fare la gara e di dover aspettare, difendersi in modo attivo e sfruttare gli spazi per lanciare il break. Gaddini, Guccione, Iori, Pattarello sanno mangiare il campo e anche Montini, Renzi, Coccia, Zona, per citarne quattro, hanno la falcata per ribaltare l’azione in tempi rapidi. E’ una chiave tattica che potrebbe rivelarsi molto redditizia.
Il campionato è nuovo, la concorrenza agguerrita, il pronostico quantomai incerto. Società e staff però hanno puntato sulla continuità a ragion veduta, privilegiando la conferma dello zoccolo duro piuttosto che le suggestioni di mercato. La solidità del gruppo, nelle intenzioni e nelle speranze del club, dovrà essere lo scoglio cui aggrapparsi nei momenti di difficoltà.
E poi c’è quest’onda che si può ancora cavalcare con entusiasmo. La vittoria del campionato, il ritorno tra i professionisti, il centenario, la Giostra di domenica, tutti fattori sommati al buon lavoro complessivo riguardo le strutture, le pubbliche relazioni e il marketing, hanno creato un clima positivo, fertile, destinato a durare e anche a crescere se i risultati saranno quelli sperati. 500 tifosi in trasferta, di venerdì, con la città in fibrillazione per le iniziative legate al Saracino, sono il segnale che il vento soffia ancora alle spalle. E che in questo periodo tifare Arezzo è la cosa più bella del mondo.