Alessandro Dal Canto ha allenato l'Arezzo nel 2018/19

Sarà un pomeriggio speciale per il tecnico della Carrarese, invitato alla festa del centenario di domenica: “Cutolo e Giovannini hanno costruito una squadra intelligente, noi puntiamo alla B. Indiani? Lui ha vinto dieci campionati, io cerco ancora la prima promozione. Ma non ho rimpianti, nemmeno per la semifinale persa ad Arezzo con il Pisa. In quella stagione facemmo il massimo, c’era un’alchimia unica. Me ne andai perché non vedevo la prospettiva di un miglioramento. L’incontro con il Siena al bar Trombetta fu un’invenzione, poi con Pieroni mi sono chiarito. Sabato prendo quel che viene: se i tifosi mi applaudono, mi fa piacere. Se mi fischiano, li capisco. Ma il mio rispetto e il mio affetto per la piazza non si cancellano”

Alessandro Dal Canto arrivò in amaranto sull’onda della battaglia totale. Era l’estate del 2018 e prese il posto del generale Massimo Pavanel. Società nuova, squadra cambiata radicalmente, obiettivi da definire cammin facendo. Ne venne fuori una stagione tra le più positive dell’ultimo periodo, con il quarto posto in campionato e la semifinale playoff persa nel doppio confronto con il Pisa, che poi andò in B. Giocava divinamente quell’Arezzo, con sprazzi di calcio da categoria superiore e qualche clamorosa debolezza. Un’altalena ben rappresentata dalle vittorie con Piacenza, Pisa, Pro Vercelli e dalle rimonte subite contro Virtus Entella, Siena e Novara. Sabato, per la prima volta, Dal Canto torna da avversario a ventiquattr’ore dalla festa per i cento anni del club.

Avrebbe preferito un altro momento per incrociare l’Arezzo?

Ma no, giocare adesso va bene. Ci sarà una grande cornice di pubblico, sarà ancora più bello. Ad Arezzo torno volentieri a prescindere, sono stato invitato alla festa di domenica e se riesco, mi fermo con piacere.

Si affrontano due squadre che hanno vinto entrambe all’esordio. Che partita verrà fuori?

Aperta a tutti gli sviluppi e a qualsiasi risultato. Né noi né loro speculiamo sul risultato, non ci difendiamo in modo passivo. Sarà una bella partita anche se di pronostici, dopo l’anno scorso, non ne faccio più.

le immagini della semifinale playoff persa dall’Arezzo con il Pisa nel maggio 2019

Perché?

Perché dissi che in B sarebbe salita una squadra che non fa minutaggio. E invece ha vinto la Feralpi Salò. Poi ero convinto che il Lecco non ce l’avrebbe fatta e ha eliminato Pescara e Foggia. Dunque meglio tacere.

Cosa le viene in mente se ripensa alla sua stagione ad Arezzo?

E’ stata un’annata tra le più belle della mia carriera, con un mix tra elementi esperti e giovani di qualità, alcuni al debutto in serie C. Giocavamo 4312 perché era il modulo più adatto, in rosa c’erano ragazzi che avevano intuito di calcio, un’alchimia che non sempre si crea. Per come la vedo io, facemmo il massimo.

Nessun rimpianto mister, nemmeno per la semifinale con il Pisa?

Potrei citare il fallo da rigore di Pinto che favorì il 2-2 del Pisa all’andata. O il penalty del 3-3 sbagliato da Cutolo. O l’occasione di Butic al ritorno che poteva portarci in vantaggio. Però devo essere realista: noi facemmo due grandi prestazioni ma il Pisa vinse di misura entrambe le volte. Vuol dire che aveva qualcosa più di noi.

Ripensando ai calciatori di quell’anno, si aspettava una carriera migliore da qualcuno di loro?

Forse da Basit. Luciani ha vinto la C a Reggio Emilia, Brunori è in B, Sala è in B, Foglia è tornato ad Arezzo, Pinto ha avuto una sfilza di infortuni che lo hanno frenato. I calciatori sono gli unici che possono veramente incidere su loro stessi, alla fine ognuno ottiene quel che merita.

Perché decise di non restare dopo un’annata del genere? Aveva un altro anno di contratto.

Perché dopo un quarto posto e una semifinale playoff, era lecito aspettarsi un miglioramento. Io non intravedevo questa possibilità, mi confrontai con la società e lo feci presente. Poi si è romanzato molto sulla vicenda ma la verità è più banale.

il giorno della presentazione con il presidente La Cava e il vice presidente Anselmi

E l’incontro con il Siena al bar Trombetta?

Mai stato, un’invenzione. Ma non voglio rinfocolare una polemica inutile. Mi cercarono Catania, Novara e Siena in quei giorni, alla fine scelsi Siena perché mi sembrava ci fossero i presupposti più solidi per vincere. Con il direttore Pieroni, un anno dopo, ci siamo parlati e chiariti. Questo ci tengo a sottolinearlo.

Eliminazione ai playoff con la Carrarese un anno fa, eliminazione in semifinale playoff con l’Arezzo, eliminazione in semifinale con la Primavera della Juventus sia in campionato che al Viareggio, sconfitta in finale con la Primavera dell’Empoli al Viareggio, sconfitta nella finale playoff per la A con il Padova. Quanto le manca una vittoria da aggiungere al curriculum?

Mi manca ma non coltivo rimpianti. Io ci metto tutto quello che posso: serietà, professionalità, impegno. Poi dipende da tanti fattori, compreso il culo. A volte la sconfitta, e forse anche la vittoria, non hanno spiegazioni razionali.

E’ la prima volta che affronta Paolo Indiani. Che opinione ha di lui?

Tra me e lui non c’è partita. Io non ho mai vinto ancora, lui ha portato a casa dieci campionati. Credo che Arezzo sia una delle piazze più importanti in cui ha allenato e gli è capitata nel momento giusto. Gli faccio un grande in bocca al lupo.

L’Arezzo ha confermato 14 giocatori della passata stagione, puntando sulla continuità. Dove può arrivare secondo lei?

Questo non lo so, lo dirà il campo. Da quel che ho visto, è una buona squadra che può recitare un ruolo importante. C’è fiducia, c’è entusiasmo, ad Arezzo il pubblico è un’arma in più e la continuità è una risorsa preziosa.

Ha allenato Cutolo sia a Padova che ad Arezzo. Si aspettava che diventasse un direttore sportivo?

Sì, secondo me è portato per un incarico di questo tipo. Poi la presenza di un dirigente come Giovannini può essere di aiuto per lui. Mi sembra che abbiano costruito una rosa intelligente.

E la sua Carrarese? La società ha dichiarato senza mezzi termini che punta alla promozione.

L’obiettivo è quello, il presidente ha investito, sono arrivati calciatori di qualità. Il giochino di nascondersi per viaggiare a fari spenti a me non piace, preferisco mettere il sedere sulla brace con una rosa forte piuttosto che con una rosa scarsa. Tanto noi allenatori siamo sempre in trincea.

L’esordio è andato bene: 3-0 alla Fermana e dimostrazione di forza. Quanto conta cominciare con il piede giusto?

Conta ma bisogna metterlo alle spalle. Mancano ancora 37 partite e questo è un girone forte. Ci sono società importanti che, al di là del blasone, hanno messo su organici di livello. Una favorita vera non c’è, forse la Spal sta un gradino sopra tutti.

Sabato verrà con il 352 contro il 433 di Indiani? E i due ex Pinto e Belloni giocheranno?

Vediamo, ho tanti elementi che possono fare i titolari, potrei quasi scegliere a occhi chiusi. Belloni lo sto impiegando da mezz’ala destra, per me ha le doti per diventare un ottimo interprete del ruolo.

Si aspetta applausi, fischi o indifferenza dai tifosi dell’Arezzo?

Non lo so, prenderò quel che viene. Un applauso mi farebbe piacere ma se mi fischiassero, li capirei. Dal loro punto di vista sarebbe comprensibile. Io rivendico solo una mia coerenza personale: ad Arezzo detti tutto, mi trovai benissimo, trattai la piazza con rispetto e ne ricevetti altrettanto. Nessuno può rimproverarmi di essere stato ipocrita, di aver fatto il ruffiano sotto la curva. Sono nel calcio da troppo tempo, so che possono incastrarsi situazioni che ti portano a fare scelte traumatiche per il pubblico. Questo non cancella il mio affetto per Arezzo.