Intervista al direttore generale: “Io ragiono sul biennio progettato nell’estate 2022. Dovevamo vincere la serie D e consolidarci in C, lo stiamo facendo. Pattarello alla Reggiana? Per ora solo una telefonata, gli abbiamo proposto il prolungamento. Con Borra e Kozak non è scattata empatia tecnica ma Trombini e Gucci sono tra i migliori della categoria per rendimento. Mai pensato di cambiare allenatore, anche se alcune scelte di Indiani non le ho condivise: rispetto e stima restano, bisogna guardare più in là di domani. Dopo Sassari il dispiacere maggiore, con il Perugia il momento top”
E’ stato un 2023 di grandi emozioni per l’Arezzo: la serie C riconquistata, grandi vittorie seminate qua e là, il rapporto con il pubblico riconsolidato e fortificato rispetto agli anni scorsi. Ci sono le basi per costruire qualcosa di duraturo e proprio questo, al di là dei risultati del campo, è l’obiettivo primario di Paolo Giovannini, consigliere d’amministrazione e direttore generale della società.
Fine dicembre, tempo di bilanci. Il suo, da un punto di vista personale e aziendale, è positivo?
Assolutamente sì, anche se ho il dovere di ragionare a media scadenza, sul biennio che avevamo programmato nell’estate 2022 con il presidente Manzo.
Siamo in linea con le aspettative?
Per fortuna sì. L’anno scorso avevamo un obiettivo unico e dichiarato, vincere il campionato di serie D. Ce l’abbiamo fatta con tre giornate di anticipo, anche se in alcuni frangenti abbiamo dovuto convivere con una certa apprensione, fisiologica quando non puoi permetterti di sbagliare. Quest’anno, per dire, ce n’è di meno nonostante le insidie della categoria.
23 punti alla fine del girone di andata sono pochi o sono giusti?
Avessimo chiuso a 26 sarebbe stata una soddisfazione, a 20 una delusione. 23 li devo accettare, fanno parte di un percorso di crescita. Dovevamo consolidare la categoria, mi sembra che ci stiamo riuscendo con tutti gli imprevisti che sconta una squadra come la nostra. So bene che per scalare posizioni sarebbero servite più certezze e meno giocatori al debutto. Ma bisogna fare un passo alla volta.
Sia lei che Indiani avevate auspicato per l’Arezzo il ruolo di mina vagante. Cosa è mancato per recitarlo appieno?
Un po’ d’esperienza, qualche episodio, alcune qualità che per il momento restano sotto traccia. Faccio un esempio: Gaddini per me ha le potenzialità di un giocatore importante, adesso paga dazio. L’errore più grande sarebbe andare dietro ai risultati o all’umore del momento. Abbiamo abbracciato la politica della programmazione e non bisogna abbandonarla.
Con il prossimo mercato, quanto e come cambierà l’Arezzo?
Sarà un mercato oculato il nostro, com’è giusto. Di sicuro faremo delle operazioni, degli aggiustamenti e magari diventeremo la mina vagante del girone di ritorno. E’ un proposito che ribadisco, anche se arrivare ottavi, decimi o dodicesimi non sposta nulla in chiave futura. L’importante è tenere bene in vista il progetto, dare solidità alla società, costruire l’ossatura per l’anno prossimo. E non scendere mai tra le ultime cinque della classifica.
E’ notizia di queste ore l’interessamento della Reggiana per Pattarello. C’è una trattativa in corso?
Trattativa no, c’è stato solo un contatto telefonico con il direttore Goretti che ha manifestato interesse per il giocatore. Aggiungo che Pattarello e il suo agente li avevamo convocati in sede, qualche settimana fa, per proporre il prolungamento di contratto dal 2025 al 2026. Il ragazzo è cresciuto molto, sia per merito suo che per merito dell’Arezzo. A giorni ci vedremo di nuovo.
Cosa dobbiamo aspettarci dalla campagna trasferimenti?
Di questo argomento parleremo in una apposita conferenza stampa che terremo io e Cutolo ai primi di gennaio. Le linee guida, come sempre, le darà la società. Qualche giocatore, finora poco utilizzato, potrebbe partire. Ma lavoriamo in più direzioni, anche sulle entrate e sui prestiti che ci sono in rosa.
C’è qualche scelta fatta al mercato estivo di cui si è pentito?
No, nemmeno una. Io ragiono sempre sul gruppo e il gruppo è sano. Poi è chiaro che con Borra e Kozak non è scattata empatia tecnica, sono situazioni di calcio che si verificano ovunque. Aggiungo però che Trombini è tra i migliori portieri della categoria per rendimento e Gucci ha segnato 8 gol. Con due portieri non si può giocare e Indiani è un allenatore che non ama il doppio centravanti. I nostri risultati non sono stati condizionati da Borra o Kozak.
Kozak verrà liberato a gennaio? E Castiglia, uno dei protagonisti dell’anno scorso che quest’anno ha poco spazio, resterà?
Con Kozak il rapporto è ottimo, abbiamo già parlato con lui e lui non vuole chiudere la carriera così. E’ dispiaciuto ma sereno, qualsiasi decisione prenderà faremo in modo di dargli una mano. In ogni caso prenderemo un attaccante. La situazione di Castiglia è diversa: è molto dentro al gruppo, dopo quello che ha fatto di buono l’anno scorso è un punto di riferimento. Dipendesse da noi, resterebbe fino a giugno. Però ripeto, di mercato ci sarà modo di parlare.
Ha mai avuto il dubbio che ci fosse bisogno di cambiare allenatore?
Mai. Rispetto e stima per Indiani sono gli stessi di sempre. Se poi mi chiedete se ho condiviso tutte le sue scelte, allora rispondo di no. A volte mi ha sorpreso in positivo, altre in negativo: credo che anche lui, come me, come i calciatori, debba trarre insegnamento dagli errori. Qui non siamo soldatini che dicono sempre di sì, ci sono momenti di confronto, di discussione. L’importante è che non venga meno la tolleranza, altrimenti salta il banco. Bisogna sempre guardare più in là di domani.
Qual è stato il momento più brutto del 2023?
La sconfitta con il Pineto. Siamo rimasti al telefono con il presidente, con Cutolo, con Selvaggio, fino all’una di notte: c’era amarezza per il risultato, qualche ombra sul cammino della squadra. E poi dico il post partita di Sassari. In aeroporto ho incontrato tanti tifosi delusi, scoraggiati. Noi addetti ai lavori possiamo dimenticare in fretta vittorie e sconfitte grazie al lavoro quotidiano, per un tifoso o un presidente è diverso. Però rivendico di aver sempre invitato tutti alla fiducia: nel calcio le cose cambiano in fretta, cosa che è accaduta. Dopo la Torres, abbiamo conquistato 4 punti con zero gol al passivo.
E il momento più bello?
Il 16 aprile, giorno del 3-1 alla Pianese, ce l’ho nel cuore. Ma dico il 18 dicembre, la sera del 2-0 al Perugia, perché l’ho vissuta come un risarcimento alla tifoseria. Il mio cruccio è aver perso tanti punti in casa davanti alla nostra gente, avrei barattato volentieri una vittoria in trasferta con una in più al Comunale. Nel 2023 l’Arezzo ha riconquistato il derby dopo 15 anni, ha espugnato Livorno dopo 50 anni, ha riportato migliaia di persone allo stadio. Sono contento.
Il contratto fino al 2034 le ha tolto un po’ di “fame” oppure no?
Io l’ho vissuto come un riconoscimento alla carriera, vissuta ai margini del grande calcio ma con professionalità, serietà e coerenza. Poi ho 60 anni, a quest’età saprei riconoscere quando è il momento di farsi da parte. Per l’Arezzo, a prescindere dal contratto, non sarò mai un problema.