Nello Cutolo, 41 anni, ds dell'Arezzo

Un biennio tra i più positivi della storia recente mandato bruscamente in archivio. L’addio con Giovannini e la separazione da Indiani. Il tourbillon nell’organigramma. L’augurio da fare al direttore sportivo

Con la separazione da Paolo Indiani l’Arezzo ha voltato pagina, mandando bruscamente in archivio un biennio tra i più positivi della storia recente. Paolo Giovannini, l’uomo di calcio che aveva rimesso tecnicamente in sesto il club, e poi l’allenatore della promozione in C, hanno salutato nel giro di neanche due settimane. Il vero punto di svolta è stato l’addio del dg, spinto dalla piega che stavano prendendo gli eventi a risolvere il contratto decennale firmato pochi mesi prima. Il congedo del mister è venuto di conseguenza e, nonostante qualche timido tentativo iniziale nella trattativa, non poteva che finire così.

Indiani non è mai stato l’allenatore di Cutolo e, in fondo in fondo, nemmeno di Manzo, con il quale (al di là di alcune dichiarazioni di stima) non sono mancati momenti di frizione sia in D che in Lega Pro. I risultati ottenuti sul campo e il tutoraggio dietro le quinte di Giovannini hanno fatto da collante, tenendo insieme i cocci senza che il vaso perdesse solidità. Arrivati al dunque, però, l’epilogo era pressoché scontato: rischioso da una parte, perché mettere mano a un giocattolo che funziona presenta diverse controindicazioni, e coerente dall’altro, perché Cutolo ha il diritto di scegliersi un profilo adatto al suo progetto. Che, bene chiarirlo, non è più quello del 2022. Adesso è tutt’altra cosa.

Semmai suona pretestuoso attribuire la responsabilità della fumata nera alla richiesta di Indiani di prolungare il contratto dal 2025 al 2026, come scritto nel comunicato diffuso ieri. In realtà è solo questione di fiducia: se c’è, non è mai un problema vincolare un tesserato per dodici mesi in più. Il problema è se la fiducia non c’è. La dimostrazione sta poche righe più in alto rispetto al passaggio in questione, quando il presidente Manzo spiega che Cutolo, pure lui in scadenza nel 2025, si è legato all’Arezzo con un nuovo accordo triennale. Dimostrando così che una carta firmata non sposta la questione quanto la considerazione, legittima, che si ha dell’interlocutore.

La gente, al di là delle fazioni degli ottimisti a prescindere e dei disfattisti a oltranza, si chiede ora dove voglia andare a parare l’Arezzo. I segnali sono discordanti, perché se da un lato ci sono gli investimenti nelle infrastrutture e l’opera di risanamento dei bilanci, dall’altro riprende il tourbillon di uomini e assetti societari che aveva ammorbato la fase iniziale della gestione Mag-NewEnergy. In quattro anni nelle stanze dei bottoni si sono avvicendati tre presidenti, un vice, un amministratore delegato, cinque consigli d’amministrazione, tre direttori generali, otto consiglieri, sei responsabili dell’area tecnica, tre coordinatori del settore giovanile, sei allenatori. Troppi. La continuità tanto invocata, e cementata negli ultimi due anni, è andata in frantumi senza che ancora vi sia stata una motivazione chiara e ufficiale.

Senza dare giudizi a priori, e rimandando il verdetto al campo, l’Arezzo è passato da un organigramma strutturato con un presidente, un ad come Selvaggio che con Manzo aveva (ha?) legami affettivi e professionali, un dg con sei promozioni nel curriculum e un ds in apprendistato, a un nuovo assetto in cui si scende direttamente dall’amministratore unico, cioè Manzo, al responsabile dell’area tecnica, il quale per la prima volta dovrà gestire la patata bollente in autonomia, che nel calcio spesso diventa solitudine.

Cutolo, del quale non sono in dubbio le grandi motivazioni, ha fatto il calciatore per vent’anni, ad alti livelli, e quest’ambiente ha imparato a conoscerlo, seppure con altre vesti. Se una stagione da club manager e una da direttore sotto l’ala protettiva di Giovannini siano sufficienti per tenere in pugno una piazza come Arezzo, non può saperlo nessuno. Le insidie sono molteplici (compreso il fisiologico scetticismo che si annusa nell’aria) e la sua vera sfida, alla fine, sarà quella di saper dosare i sì e i no, anche di fronte a Manzo. Se ogni decisione sarà presa “ovviamente assieme al presidente”, come si legge nell’ultimo comunicato, qualche intoppo potrebbe materializzarsi, per il semplice fatto che certe sfumature di calcio può coglierle solo chi le conosce. L’augurio, per Cutolo e per noi, è che riesca a restare in sella fino alla scadenza naturale del contratto. Finora non ce l’ha fatta nessuno.