L’Italia che esce dagli Europei, la Giostra del Saracino, il torneo del Pao, la festa di Orgoglio Amaranto, Giovanni e Indiani, Cutolo e Troise, gli abbonamenti e la prossima stagione: un mix totale di umori, stati d’animo, timori e speranze
Con l’uscita di scena dell’Italia agli ottavi di finale agli Europei, ha avuto ufficialmente inizio quel periodo dell’anno che nei paesi anglosassoni si chiama off-season. Finito il campionato dell’Arezzo, contro quella che in questi anni di serie C si sta rivelando come la kryptonite per gli amaranto, la Juventus B, Under23, NextGen, fate vobis. È passata la Giostra del Saracino, peraltro una bellissima edizione, qualcuno è contento, qualcuno no, tutto regolare. Ci sono ancora un po’ di partite degli europei, sì, ma da spettatori e non è per niente la stessa cosa.
Chi scrive, personalmente, per quanto riguarda il calcio vorrebbe farsi ibernare e risvegliare il 10 agosto, in tempo per vivere la vigilia della prima partita ufficiale, a Pesaro, anche se è Coppa Italia, ma almeno si parla di calcio giocato, e il tempo delle chiacchiere se lo sarà portato via il “vento d’estate, io vado al mare voi che fate?”.
Perché dopo un biennio come quello appena trascorso per i colori amaranto, ogni giorno che ci separa dal via della nuova stagione lo si vive come uno stillicidio, con le meravigliose eccezioni del torneo del Pao – complimenti alla Fossa per l’organizzazione e a tutti i gruppi per la partecipazione e la donazione di 1500 euro alla pediatria di Arezzo) – e della festa di Orgoglio Amaranto al Bagnoro, appuntamento che si rinnova per il terzo anno e che continua a crescere.
Ma a parte queste iniziative, promosse e portate avanti con notevole sacrificio da chi tutto l’anno segue i colori amaranto, queste ultime settimane sono state indubbiamente un mix di sensazioni contrastanti, in mezzo tra i “ma perché?” che certe scelte societarie indubbiamente hanno scaturito, e i “lasciamoli lavorare” derivanti da quanto di buono messo in atto finora. Ci siamo tirati fuori sul campo dall’inferno della serie D, per la seconda volta nella nostra storia recente, vincendo un derby a Livorno che è già una pagina di storia del calcio aretino. Abbiamo acciuffato un posto nei playoff da neopromossa, togliendoci la soddisfazione di battere nettamente in casa Ancona, Spal e Perugia e di andare a vincere a Carrara, contro una squadra decisamente più attrezzata dell’Arezzo e che infatti il prossimo anno giocherà in serie B.
E allora inutile negarlo: il divorzio da Paolo Giovannini, appena pochi mesi dopo il suo contratto decennale e successivo inserimento nel Cda, non è stato indolore, quali che siano state le reali motivazioni. Così come non è stato indolore separarsi da Paolo Indiani, allenatore di lungo corso che ha saputo guadagnarsi l’amore di una buona fetta di tifosi e il rispetto di tutti, per aver centrato in due stagioni su due gli obiettivi prefissati. E poi le risoluzioni dei contratti, qualcuna tecnicamente indolore, altre decisamente più sofferte: ci saranno dei nuovi giocatori al posto di Castiglia, di Risaliti, di Polvani, certo che ci saranno, e non sarà giusto avere dei pregiudizi verso i nuovi, così come non lo è averli nei confronti di Troise, chiamato a raccogliere un’eredità pesante, e non lo è averli nei confronti di Cutolo, che comunque si sta assumendo responsabilità importanti checché se ne dica e se ne pensi.
E magari non è neanche giusto gettare la croce addosso alla società per il rincaro degli abbonamenti, anche se non è che il momento economico sia dei più rosei e l’Arezzo non è che giochi al Camp Nou, per dire. Ma ok, avranno sicuramente le loro ragioni, come per tutto, come tutti, avete tutti ragione, io vorrei solo chiudere gli occhi e svegliarmi il 10 agosto, che poi è anche il mio compleanno, e trovare un Arezzo competitivo ai nastri di partenza della stagione, accarezzare la sciarpa, canticchiarmi mentalmente i cori, riportare alla mente le sensazioni, e pensare che quelle settimane di discussioni siano state solo un sogno, neanche troppo bello, da cui per fortuna mi sono infine svegliato.