La vittoria di Sestri Levante, il nuovo ruolo di Chiosa, un ottimo Settembrini, aspettando il vero Pattarello
AUTOREVOLEZZA – L’Arezzo ha vinto con merito a Sestri Levante: è vero che il gol decisivo è stato sporco, propiziato da una deviazione su un tiro che non sembrava irresistibile di Tavernelli, ma Trombini non ha fatto una parata e la squadra ha gestito la gara con personalità, andando in fibrillazione solo nel finale, senza peraltro concedere occasioni. E’ la terza vittoria di fila in trasferta, la sesta in dieci giornate, tutte senza gol al passivo. Non mancavano le insidie prima del match, la squadra ha saputo disinnescarle con autorevolezza.
REGISTA ARRETRATO – Il rientro di Chiosa in difesa sta portando benefici in quanto a leadership. Ha 31 anni, ha dovuto convivere con qualche acciacco, se lasciato a campo aperto può trovare difficoltà. Però è un difensore di letture e aggiunge una caratteristica preziosa a un reparto che con Lazzarini, Gigli, Coccia vive soprattutto di dinamismo, a volte d’istinto, e fisicità. Interessante la scelta di Troise di vestirlo da mediano quando l’Arezzo costruisce dal basso, nel tentativo di aumentare la fluidità del giro palla. Di rilievo l’assist per il gol di Tavernelli a Sestri, il primo segnato in stagione sugli sviluppi di un angolo: sembrava una giocata fortuita, invece no.
QUALITA’ – Santoro, alla prima da titolare, è cresciuto con il passare dei minuti: ha tecnica, palleggio, sa vedere in verticale. E’ un profilo interessante e ha confermato quanto disse di se stesso il giorno della presentazione: “Mi piace far girare la squadra ma se c’è da fare legna non mi tiro indietro”. Così è stato a Sestri, con qualche errore iniziale, un cartellino giallo e un paio di corridoi niente male con cui ha messo il compagno davanti al portiere. Non è così strampalato pensare a una convivenza con Mawuli, come testimoniato dall’ultimo spezzone al Sivori (il ghanese play, Santoro mezz’ala). Nel reparto di mezzo, le alternative sono tante e di qualità.
IL CAP MIGLIORE – A tal riguardo merita la menzione Settembrini: convincente sotto tutti gli aspetti, per il cap è stata la miglior prestazione stagionale. Riuscisse a non litigare durante la gara, forse potrebbe restare in campo fino all’ultimo, cosa che in stagione non gli è mai successa e che nel 2024 gli è capitata solo una volta, a Perugia lo scorso 21 aprile. Però a Sestri ha dimostrato quanto può ancora dare alla squadra sul piano della corsa, del palleggio, della presenza. Giocando a tre, è chiaro che gli viene tutto più naturale.
MUSICA – Per un’ora si sono rivisti lampi del vero Guccione, con un paio di aperture da top player. Se le batterie gli durassero perlomeno 75 minuti, i benefici sarebbero molteplici. Un po’ l’età (va per i 32) e un po’ il ruolo che è quello tipico degli alti e bassi, lo condizionano ma la qualità è innegabile. Tra tutti gli elementi offensivi, è l’unico che ha nelle corde il gioco a un tocco solo: Pattarello prende palla e strappa, Tavernelli stoppa palla e allunga, Gaddini riceve palla e stringe per il tiro. Guccione spesso va di prima e di rado sbaglia. Quando c’è, la squadra suona uno spartito diverso. Fermo restando che uno come lui non può trovarsi con un solo gol segnato dopo dieci giornate.
GOL – Proprio questo resta il dato da migliorare. Gli 11 gol messi a segno non rendono giustizia alla mole di gioco costruita e costringono l’Arezzo a vincere quasi sempre di corto muso (quattro 1-0 e due 2-0 quest’anno). L’augurio è che Trombini blindi la porta ogni domenica ma logica impone di credere che non sarà così. Dunque là davanti serve di più un po’ da tutti, dal citato Guccione e da Gaddini, da Gucci (un palo e un gol annullato per millimetri nelle ultime due) e dai centrocampisti, dai difensori e da Pattarello. Il 10 ha avuto due volte la palla per chiudere il match a Sestri e si è divorato entrambe le occasioni, la seconda in modo clamoroso. Per fortuna sono errori che non hanno pesato. Il 10 deve rasserenarsi e ritrovarsi.