Lazzarini mette la pietra tombale sulla gara con un retropassaggio sciagurato. Nel derby la versione peggiore di Renzi. Guccione è un ibrido che si sta smarrendo, sempre meno decisivo e sempre più anonimo. Gucci abbandonato in attacco contro il 2004 Amoran e il 2006 Plaia
Le pagelle di Perugia-Arezzo.
TROMBINI 6 Tra i pochi a salvarsi dalla debacle. Non può nulla sui due gol che incassa, sbriga il resto del lavoro (non molto in verità) in scioltezza. Ad aprile l’Arezzo pareggiò al Curi ma lui dovette sporcarsi i guanti molto di più.
MONTINI 5 Stranamente timido. La verve che aveva dimostrato contro il Pescara evapora nella gelida notte perugina (33′ st Gaddini 5 Avrebbe venti minuti per dare uno scrollone al derby, lui che quando sta bene è uno spacca partite, e invece non riesce a graffiare).
LAZZARINI 4 Contro il Perugia, sette mesi fa, aveva festeggiato un gol che per poco non fruttò i tre punti. Stavolta mette la pietra tombale sulla gara con un retropassaggio sciagurato e senza senso. Quando sembra in rampa di lancio, trova sempre una buccia di banana sulla strada. Peccato.
CHIOSA 5 Sbadato come Lazzarini nel primo tempo, quando cicca maldestramente un rinvio, ma più fortunato perché Montevago non capitalizza il gentile omaggio. Si adegua all’andazzo molle della squadra e, per uno del suo carisma, è un dettaglio esiziale.
COCCIA 5 Non bastano un paio di cross fatti bene a salvarne la prestazione. Matos lo mette in difficoltà fin da subito e lo costringe a prendersi il cartellino giallo con annessa squalifica. Difende così così e non è il Coccia arrembante che conoscevamo. Perché? (1′ st Righetti 5 L’aria di casa probabilmente lo irretisce e l’atmosfera del caro, vecchio Curi gli toglie sprint. Un tempo senza sussulti).
GUCCIONE 5 Quella girata al volo che Gemello neutralizza con una grande parata, a metà ripresa, ci riporta alla mente il fantasista che deliziava con gli assist, le imbucate, i gol. Adesso, spostato in mezzo al campo a pulire il gioco, è un ibrido che si sta smarrendo, sempre meno decisivo e sempre più anonimo.
MAWULI 4 L’ombra del polipo che muoveva efficacemente le lunghe leve, che andava in pressione, recuperava palla e poi la smistava al compagno. Tre quarti d’ora di sofferenza totale, con la mediana del Perugia sempre dominante e lui a scapicollarsi per salvare il salvabile. Ammonito, salterà la prossima con l’Entella (1′ st Damiani 6 Perlomeno va in campo con gli occhi spiritati e il coltello tra i denti. Aggredisce, muove palla, disegna una pennellata al bacio per l’occasione di Guccione, prende il cartellino in una delle rare botte di adrenalina della squadra. Ha poco da rimproverarsi).
RENZI 4 La versione peggiore del centrocampista tutto scatti e frenesia. Tocca pochissimi palloni, resta ai margini del derby e si eclissa in fretta. Serata senza gloria.
PATTARELLO 4 Il 10 ha perso l’anima, il piglio del combattente, anche la strafottenza del giocatore forte che sa di esserlo. Va all’uno contro uno come se fosse un obbligo, perde i contrasti, gioca con la tristezza addosso. Una involuzione sconcertante che sembra non finire mai (1′ st Santoro 5 L’Arezzo alza il baricentro dopo l’intervallo, anche perché gli avversari si abbassano per rischiare il meno possibile. Lui fa quel che può, cioè poco, in una serata in cui si muovono tutti al rallentatore).
GUCCI 5 Solo e abbandonato in attacco contro il 2004 Amoran e il 2006 Plaia, che quasi non credono ai loro occhi: non un cross fatto bene per sfruttarne il colpo di testa, non un movimento alle sue spalle per andare a prendere la spizzata, niente di niente. I centrali del Perugia ringraziano, il 28 amaranto esce dopo aver toccato (forse) dieci palloni (20′ st Ogunseye 5 Nonostante il forcing dell’Arezzo sia appena più continuo, patisce le stesse ambasce di Gucci. Mezz’ora in campo in cui, a parte la torre per Lazzarini dopo l’uscita a vuoto di Gemello, non lascia segno di sé).
TAVERNELLI 5 Una su, una giù, una bene, una male. Di sicuro, con un giro palla pachidermico come quello messo in mostra nel derby, innescare gli esterni con i tempi giusti diventa una chimera. Suoi il primo e l’ultimo tiro del match verso la porta del Grifo: due cosine qua e là in una gara complessivamente anonima.