La vittoria contro il Milan Futuro non ha aggiunto granché a quello che l’Arezzo aveva fatto e non fatto finora. E’ vero che mancavano due titolarissimi come Guccione e Tavernelli, che hanno caratteristiche non reperibili all’interno della rosa, ma la partita non è stata buona, specie per un esteta come Bucchi. L’invenzione di Pattarello ha cambiato volto alle analisi post gara, in vista delle ultime cinque giornate tutt’altro che facili. In chiave spareggi, c’è comunque un fondo di ottimismo da mantenere: ecco perché
La vittoria contro il Milan Futuro non ha aggiunto granché a quello che l’Arezzo aveva fatto, e non fatto, finora. Come tante altre volte in questa bizzarra annata, il risultato è stato migliore della prestazione. Mancavano Guccione e Tavernelli e, anche alla luce del nuovo corso inaugurato con l’arrivo di Bucchi, non erano assenze qualunque. Sono venuti meno in contemporanea due titolari fissi, ai quali l’allenatore non aveva mai rinunciato, ognuno con caratteristiche non reperibili all’interno della rosa.
Per questo, ma non solo per questo, la squadra ha trovato difficoltà a sviluppare gioco, calciando nello specchio soltanto due volte in 96/97 minuti: una con Renzi nel primo tempo (gran parata di Nava), una con Pattarello al minuto 73 (gol). Trombini è stato spettatore non pagante, ed è il lato buono della medaglia, ma davanti gli amaranto hanno manifestato una sterilità evidente, figlia di una manovra lenta, compassata, resa ancora più farraginosa dalla fisicità di avversari che non segnano mai, il golletto lo beccano sempre e però sono strutturati e prestanti.
La scelta di Bucchi di rimodellare la squadra con il 352 non ha convinto fino in fondo. Pattarello ha deciso il match con un’invenzione che ha cambiato volto alla sua pagella e anche ai giudizi globali del post gara, visto che nel calcio il machiavellico concetto del fine che giustifica i mezzi è sempre di moda. Scavando in profondità, però, resta una prova poco convincente, che un esteta come Bucchi avrà ingoiato per pragmatismo e spirito di servizio, ricavandone una serie di spunti su cui lavorare per smussare i difetti tornati a galla.
L’Arezzo segna poco e i numeri sono eclatanti, secondo un trend che difficilmente cambierà di qui al 27 aprile (anche se con un pallone che rotola non si sa mai). Ravasio, il centravanti della squadra settima in classifica, non è stato messo nelle condizioni di battere a rete né contro i baby rossoneri, né ad Ascoli, né con il Carpi, fatta eccezione per un colpo di testa in mischia nel finale. Senza Guccione viene meno quella imprevedibilità, quella pulizia di palleggio che per la squadra è un appiglio imprescindibile e su cui Bucchi sta provando a costruire un finale di stagione in linea con le ambizioni del club.
La soluzione più redditizia, dunque, è quella di proseguire con un sistema di gioco offensivo, con tanti piedi buoni dentro, fermo restando che in talune circostanze il modulo dovrà essere bilanciato con l’inserimento di qualche pedina più dedita all’interdizione, al recupero palla. Ma lo sa anche Bucchi. Restano cinque partite da giocare, tutte con un coefficiente di difficoltà medio alto, poi cominceranno i playoff. L’Arezzo ha diversi elementi di livello, compresi quelli che finora non hanno reso secondo le aspettative. E’ per questo che, nonostante la squadra continui a ondeggiare sull’altalena, c’è un barlume di speranza che qualcosa di buono possa venire fuori.