Cinque vittorie nelle ultime sei partite. Questo è il biglietto da visita con cui la squadra si presenta ai play-off. Gli amaranto di Bucchi sono un cliente scomodo per tutti

Cinque vittorie nelle ultime sei partite. Questo è il biglietto da visita con cui l’Arezzo si presenta ai play-off. Le obiezioni su come è arrivata l’unica sconfitta in queste sei gare le lasciamo a chi ha come sport preferito la ricerca del pelo nell’uovo, buon divertimento. La verità è che l’Arezzo a questi play-off ci arriva bene, di gambe e di testa, come non gli capitava da anni (lo scorso anno, per dire, lo score delle ultime sei era di due vittorie, tre pareggi e una sconfitta, e non è andata benissimo) e come, a un certo punto della stagione, solo i più ottimisti avrebbero osato sperare.

Certo, ha giovato il cambio di guida tecnica, inutile negarlo, dal punto di vista psicologico ancor prima che tecnico. Gli amaranto hanno meno paura di provare la giocata, e se la provi, ogni tanto ti viene fuori anche il gol gioiello, come i tre segnati alla Pianese. Ma anche qui: archiviamo la pratica, il passato è passato e piangere sul latte versato non porterà più punti alla causa o più morale alla truppa. Se però un merito va riconosciuto con convinzione alla gestione Bucchi, già da ora e vada come vada ai playoff, al di là dei dati tecnici e numerici, entrambi già ampiamente sviscerati su queste pagine e altrove, è la capacità di aver riportato entusiasmo e convinzione nell’ambiente. Lo si vede da tanti piccoli dettagli, tutt’altro che insignificanti. Arezzo è una piazza di “bubatori”, si sa. Ci sarà sempre e comunque qualcuno che non è contento di qualcosa. Ma raramente, come purtroppo a un certo punto della stagione era successo, è una piazza che si rassegna. Ecco, se dopo le sconfitte casalinghe contro Pineto e Pontedera c’era già chi parlava di “stagione finita”, chi diceva “speriamo solo che finisca prima possibile”, adesso siamo di nuovo, e meno male, al “proviamoci”, al “regaliamoci un sogno”.

È un merito non da poco e che va oltre tutto quello che abbiamo visto e vedremo sul campo. Il legame tra Arezzo e la sua squadra, negli ultimi anni, era tornato solido come non si vedeva da tanto, e questo è un patrimonio che conta più di una partita vinta in più o in meno, nel lungo periodo. Perché gli aretini sanno essere molto di più dei semplici “botoli ringhiosi” di dantesca memoria, quando vedono che la propria squadra sta dando tutto quello che ha sul campo. E allora andiamo ad affrontare questi play-off a testa alta, con umiltà ovviamente, perché gli alti e bassi di una stagione intera non si possono cancellare con un colpo di spugna, ma con la consapevolezza che l’Arezzo di Bucchi è un cliente scomodo per tutti, e che grazie a questo finale di campionato ha il vento in poppa della fiducia ritrovata, in sé stesso, nei mezzi tecnici che ci sono sempre stati, e della fiducia dell’ambiente. Lo vedremo già contro il Gubbio, domenica sera (a proposito: come sempre, partite a orari proponibili no eh? E meno male che “il calcio è della gente”. Sì, come no?): soffia un vento nuovo alle spalle degli amaranto, spieghiamo le vele e andiamo a vedere dove ci porterà!