Il commissario tecnico della Slovacchia ha ricevuto ieri sera l’abbraccio dell’Associazione allenatori. Per lui quattro presenze da professionista in amaranto negli anni ’80. L’elenco di tutti i riconoscimenti consegnati

Francesco Calzona, commissario tecnico della Slovacchia, ha ricevuto ieri sera il Timone d’oro dall’Associazione allenatori di Arezzo nella tradizionale serata che si è svolta all’hotel Minerva. Emozionato e felice, abbracciato dai colleghi che conosce da una vita, Calzona ha prima tenuto una riunione tecnica, riservata agli associati, in cui ha spiegato i princìpi cardine del suo calcio. Poi si è concesso per alcune dichiarazioni alla stampa e infine ha preso parte alla cena con la consegna dei vari riconoscimenti.

Non è mancata qualche sfumatura amaranto, com’era prevedibile. Premi speciali sono stati assegnati a Franco Galantini, ex presidente Aiac Arezzo, a Stefano Butti, recordman di presenze con l’Arezzo, e all’aretino Alessandro Calori, oltre che a Stefano Cusin, commissario tecnico delle Isole Comore, e a Luigi Nocentini, vice allenatore del Basilea. Premi di categoria per il preparatore atletico Francesco Bertini e il preparatore dei portieri del Subbiano, Mauro Rossi. Riconoscimenti per Roberto Gallastroni, promosso in prima categoria umbra con la Taulantet; Vinicio Dini, Juniores regionale Casentino Academy; Marco Bacci, Juniores provinciali Subbiano; Marco Tintori, Juniores provinciali Sinalunghese.

“Seguo con affetto e partecipazione l’Arezzo – ha detto Calzona ieri sera. Sono nato in Calabria ma abito in città da sempre, ho 3 presenze in B e una in Coppa Italia con la maglia amaranto, auguro alla squadra di tornare dove manca da troppo tempo. Mi pare che una società così solida non ci sia dai tempi di Terziani, questo mi fa ben sperare. Da calciatore non ho avuto le qualità per emergere, da allenatore mi è capitata la fortuna di fare il vice a tecnici super preparati ed è stato un fattore di crescita fondamentale. In Slovacchia sto bene, anche questa è un’esperienza molto formativa. Ricordi dell’Arezzo? Il mio idolo era Menchino Neri, una persona silenziosa come quelle che piacciono a me. Mi regalò le sue scarpe a sei tacchetti e io, per paura di rovinarle, le mettevo solo un paio di volte a settimana. Lui in quel momento rappresentava il massimo per me”.