Mercato chiuso con largo anticipo, rosa profonda e identità chiara: l’obiettivo serie B non è un tabù, anche se la storia dice che l’impresa è riuscita solo quattro volte. Ecco come andò nel 1966, 1969, 1982 e 2004. Qualche interrogativo da sciogliere esiste, dentro un organico che comunque ha due alternative per ogni ruolo. Da domani a parlare sarà il campo

L’ultimo ad aggiungersi alla lista è stato Ferdinando Sforzini, ex calciatore e ora direttore sportivo: “Dopo aver fatto bene anche nella passata stagione, l’Arezzo si sta ripetendo, almeno sul mercato: innesti come Iaccarino, Cianci, Meli, uniti a una rosa già rodata, sono la dimostrazione che il club vuole provare a fare qualcosa di importante. Credo sia la squadra un gradino sopra le altre, ma attenzione poi al Perugia, che deve riscattare la stagione scorsa, a Campobasso, Ravenna, Vis Pesaro e all’Ascoli, oltre poi alla Juventus Next Gen, che torna in questo raggruppamento. L’Arezzo, come detto, si stacca un po’, per il resto regna grande equilibrio”.

Sulla bontà della rosa di Bucchi, ci sono pochi dubbi: due elementi di livello per ogni ruolo, alternative interessanti dal punto di vista tecnico, opzioni variegate dal punto di vista tattico. E anche un clima positivo in città, per nulla edulcorato dalla campagna abbonamenti che non sarà decollata ma che è in linea, tessera più tessera meno, con tutte quelle di 102 anni di storia.

A proposito di storia. Nell’estate del 1965 l’atmosfera era più o meno la stessa, la squadra veniva da una buona annata anche se in sostanza inserì soltanto due pezzi di rilievo: il portiere Ghizzardi e l’attaccante Bernasconi. Gli amaranto di Cesare Meucci andarono in testa dopo poche giornate e ci restarono fino alla fine, fino al 15 maggio 1966, quando andò in scena l’esodo di Carpi. Per festeggiare, il presidente Simeone Golia organizzò la prestigiosa amichevole con i brasiliani del Vasco da Gama. Golia è l’unico ad aver centrato il salto in B per due volte: il bis lo concesse nel 1969, con Omero Tognon in panchina. Quella volta l’organico venne ritoccato più in profondità: arrivarono tra gli altri Perego, Mantovani, Farina, Orlandi. La partenza fu buona ma non strepitosa e decisivo fu lo scontro diretto con l’Empoli di gennaio, con una vittoria per 4-3 tutt’oggi ricordata come una delle più belle e scoppiettanti. Nel finale di campionato il successo sulla Massese, davanti a 15mila spettatori, suggellò la stagione.

La terza promozione risale al 1982. L’Arezzo aveva conquistato la Coppa Italia l’anno prima, il gruppo era affiatato e Narciso Terziani, Il presidente, s’intendeva con uno sguardo con Antonio Valentin Angelillo. Per la prima volta comparvero gli sponsor sulle maglie da gioco e l’Arezzo, scherzo del destino, esibì il logo della perugina pasta Ponte. Vittoria in casa, pareggio in trasferta: con un passo regolare e i gol di Tullio Gritti, gli amaranto arrivarono al 30 maggio con il vento in poppa e il 4-2 sulla Paganese dette il via alle celebrazioni. Infine l’ultima grande impresa, costruita sulle ceneri della retrocessione in C2 annullata grazie al ripescaggio. Piero Mancini era un presidente nel mirino della critica ma il direttore Vittorio Fioretti lo schermò alla perfezione, pescando un emergente della panchina come Mario Somma. Il feeling del tecnico con lo spogliatoio scattò immediato, così come quello tra Elvis Abbruscato e Matteo Serafini, a segno rispettivamente per 20 e 15 volte. Il 25 aprile 2004 il Comunale poté godersi la quarta promozione in B. Si erano abbonati in 358, quel giorno sugli spalti si radunarono a migliaia.

l’Arezzo della prima promozione in B del 1966

Tutto ciò per ribadire che salire nella seconda serie italiana è sempre stato compito improbo per l’Arezzo. E che le insidie non mancheranno. Detto questo, il ds Nello Cutolo ha avuto il merito di chiudere i movimenti in entrata in congruo anticipo. “Abbiamo centrato tutte le nostre prime scelte” ha detto Bucchi e non è dettaglio da poco. In un girone con sei squadre che vengono dai dilettanti, con i club più blasonati alle prese con oggettive incognite di ricostruzione, cambiamento, consolidamento, l’Arezzo ha alle spalle il percorso più lineare: dal 2022 in poi ha salito un gradino alla volta, alzando il monte ingaggi in parallelo al valore tecnico. Dunque puntare al primo posto non è un azzardo.

Come sempre nel calcio, le cose si possono vedere da più angolazioni. I giocatori sono (quasi) tutti di fascia alta, è indubbio. Forse un centrale difensivo che desse maggiori garanzie di rapidità/leadership/integrità poteva starci. Forse un interdittore in più a metà campo, dove solo Mawuli ha le caratteristiche del mediano di contrasto, avrebbe fatto comodo. In attacco né Cianci né Ravasio hanno un cv con caterve di gol messi a segno. E il ballottaggio Trombini-Venturi, che oggi Bucchi ha confermato andrà avanti per tutta l’annata, potrebbe rivelarsi rischioso considerando che quello del portiere è un ruolo sui generis.

La certezza è che Bucchi si ritrova tra le mani una squadra plasmata a sua immagine e somiglianza, costruita assecondando la sua filosofia di calcio propositivo, in cui il rischio dell’imbucata è messo in conto come conseguenza naturale di un atteggiamento che privilegia la giocata di qualità, il possesso nella metà campo avversaria, gli scambi veloci. L’obiettivo della serie B è una naturale conseguenza di tutto quello che sta scritto sopra. Poi, come sempre, parlerà il campo.