Sono passati quindici anni da quando Piero Mancini decise di mettere il club in liquidazione “anche a seguito del mancato sostegno da parte delle istituzioni finanziarie ed economiche”. Per riconquistare il professionismo, dopo mille difficoltà, ci vollero quattro stagioni e un ripescaggio
Era il 2 luglio 2010 quando nelle redazioni arrivò via fax un comunicato che spense definitivamente ogni speranza e cancellò, per la seconda volta in 17 anni, l’Arezzo calcio dai tornei professionistici italiani.
“L’Ac Arezzo vuole chiarire ufficialmente la propria situazione societaria di fronte ad una serie di notizie spesso infondate e contrastanti – c’era scritto. La proprietà ha deciso di cessare la propria attività nell’ambito calcistico. Con ciò, si vuole smentire qualsiasi notizia in merito alla presunta volontà, da parte di questa società, di proseguire la propria attività nel mondo del calcio.
La società verrà posta in liquidazione, salvo che intervengano soggetti intenzionati a proseguire la tradizione del calcio aretino. Le scelte di questa società sono maturare anche a seguito del mancato sostegno da parte delle istituzioni finanziarie ed economiche che, non hanno dimostrato nessun interesse per le sorti di questa maglia. Chiediamo cortesemente alla stampa di non farsi influenzare da notizie non verificate e di attenersi ai comunicati di questa società senza accanirsi con chi ha, nel bene o nel male, sostenuto questa squadra.
Riteniamo doveroso ringraziare le istituzioni pubbliche di questa città, nella persona del suo massimo esponente, il sindaco Giuseppe Fanfani per il sostegno e l’interessamento dimostrato, e la banca Monte dei Paschi di Siena per la fiducia accordataci. Un ringraziamento forte va alla tifoseria che ha sempre sostenuto le sorti amaranto e, che in questo frangente, ha profuso energie e lanciato appelli che nessuno purtroppo ha raccolto. E’ per loro, il vero dispiacere per ciò che siamo costretti a decidere”.
Fu l’ultimo atto della presidenza di Piero Mancini, che da quel giorno si defilò dal mondo del pallone. Soltanto un mese prima, il 30 maggio, gli amaranto avevano perso a Cremona il playoff per salire in B. Il comitato Orgoglio Amaranto si era costituito il 26 giugno, mentre all’orizzonte c’erano il tentativo, che si rivelerà vano, di Franco Galantini di ricostituire la società e poi quello, andato a buon fine, di Marco Massetti. L’Arezzo ripartì dalla serie D in mezzo a mille tormenti. Per ritrovare il professionismo ci vollero quattro anni e un faticoso ripescaggio.