la formazione amaranto che ha battuto la Vis Pesaro

Due partite in casa, due successi per 1-0: decisiva la giocata di un singolo contro il Forlì e la panchina lunga contro la Vis Pesaro. L’Arezzo si gode una prestazione XL, con tanti elementi in vetrina e un pubblico che, nonostante sia messo troppo spesso sotto accusa, il suo lo fa sempre. Serve più calma però: nove ammoniti, un espulso in campo e tre espulsi dalla panchina in tre giornate non sono un bel segnale. Come non lo è stato emarginare i calciatori fuori dal progetto, costretti ad allenarsi da soli a casa propria

BENE COSI’ – Si dice che l’1-0 sia la vittoria delle grandi squadre e un fondo di verità c’è. La partita di sabato lo testimonia, così come era stata emblematica quella con il Forlì di quindici giorni addietro. Prestazioni diverse, avversari diversi, identico punteggio, identico significato. Lì fu decisiva la giocata di un singolo, contro la Vis Pesaro l’equilibrio l’ha spaccato la panchina lunga, contro una squadra che si è confermata un osso duro. Se l’allenatore si gira indietro e vede Varela, Iaccarino, Ravasio e Tito, è un conto. Se vede tre 2005, due 2006, un 2007 e un 2008, le cose cambiano.

TROVA LE DIFFERENZE – La Vis difensivamente si è comportata bene ma è mancata davanti. Il resto fa parte del calcio di serie C: gioco maschio, botte, spinte, parole grosse. Ognuno fa con quel che ha e oggi Bucchi ha più di Stellone.

CALMA – Detto ciò, il bilancio di queste prime tre giornate conta nove ammoniti, un espulso in campo, tre espulsi dalla panchina e un espulso salvato dall’FVS. Ok gli arbitraggi discutibili, ok l’adrenalina, ok quel che si vuole ma l’Arezzo quest’anno è più forte di molti avversari, quasi tutti. E comportarsi come una banda di pirati è deleterio oltre che masochista. Urge self control.

buon ingresso di Varela nel finale di gara

PRESTAZIONE XL – Nonostante il clima da battaglia, sabato molto bene Guccione e Chierico. Solidi sia Gilli che Gigli. Decisivo Ravasio con una zampata da uomo d’area. Ottimi i subentri di Iaccarino e Varela, positivi quelli di Tito e Perrotta. Così così solo Venturi, che con i piedi dovrebbe avviare l’azione alla stregua di un centrocampista e invece un paio di volte ha fatto vedere i sorci verdi al Comunale. Sono gli inconvenienti del calcio moderno: prima i portieri, se paravano, avevano fatto il loro. Adesso sono solo a metà dell’opera.

BELLA GENTE – Sugli spalti 4.500 persone e onestamente, numeri alla mano, è difficile comprendere per quale motivo il pubblico di Arezzo debba essere (spesso) messo alla berlina per una disaffezione più chiacchierata che reale. La piazza ha i suoi difetti come ce l’hanno tutte le piazze di provincia, ha le sue contraddizioni come capita nel calcio a ogni latitudine, ma alla fine il suo lo fa sempre. Scorriamo la lista dei 60 club di C, prendiamo quelli che non hanno mai fatto la A, prendiamo le città di centomila abitanti e vediamo chi fa meglio di quel che accade da noi. La risposta è implicita.

COSE DA EVITARE – Il mercato dell’Arezzo è stato chirurgico. Profili precisi individuati per tempo, trattative condotte con tempestività e con largo anticipo. Avere il cash in valigia aiuta, è ovvio. Resta il fatto che il ds Nello Cutolo si è mosso con sagacia, anche se poi qualche riserva ognuno di noi la coltiva: poteva arrivare qualcuno con caratteristiche diverse, poteva restare qualcun altro che sarebbe servito. Fa parte del gioco. Alla fine parla il campo e da lì non si scappa. Semmai c’è una cosa che si poteva evitare: esiliare brutalmente i giocatori esclusi dal progetto. Giocatori come Settembrini, come Lazzarini, come Montini, come lo stesso Del Fabro, costretti ad allenarsi a casa propria, in solitudine, nonostante un contratto in scadenza nel 2026 per ognuno di loro. Il discorso vale per tutti ma se nella lista ci sono l’ex capitano e l’ex vincitore di un Cavallino d’oro, vale anche di più. Si è trattato di un comportamento inusuale da parte del club e, a dirla per intero, anche inelegante. Puntare alla B significa alzare il livello in ogni frangente. Speriamo servirà d’esperienza.