La serenità dell’allenatore nonostante le assenze: “Non voglio parlare di emergenza, chi scenderà in campo mi darà le giuste garanzie. Saranno novanta minuti a viso aperto, in cui nessuno speculerà sul risultato. Ottimi ricordi di Ascoli sia da calciatore che da allenatore: l’ultimo esonero mi ha fatto riflettere e cambiare. Oggi ad Arezzo mi sento ritrovato”
Due giorni alla partitissima di Ascoli. Cristian Bucchi si presenta in sala stampa con l’aria serena nonostante le notizie dall’infermeria non siano buone: Dell’Aquila non ci sarà nemmeno domenica, Ravasio continua a lavorare a parte causa sciatalgia e Mawuli ha cominciato stamani ad allenarsi con la mascherina al volto per la frattura allo zigomo rimediata contro il Bra. Il ghanese resta in forte dubbio.
NIENTE ALIBI – “Non voglio parlare di emergenza – ha detto l’allenatore. Siamo vicini a una bella partita, di quelle che tutti vorrebbero giocare, e ho una rosa che mi offre l’opportunità di scegliere. Sono sicuro che chi scenderà in campo mi darà le garanzie di cui c’è bisogno. E’ prevista una grande cornice di pubblico, un bell’ambiente com’è nella tradizione di Ascoli e di questo sono contento: il calcio è passione, giocare con gli spalti deserti è una sconfitta per tutti. Per fortuna ci saranno anche i nostri tifosi, dopo Terni e Perugia un altro divieto sarebbe stato tremendo”.
LA PARTITA – “Mi aspetto novanta minuti a viso aperto, in cui nessuno speculerà sul risultato. Noi l’affronteremo come quella di Ravenna, senza guardare alla classifica o ai risultati degli altri. Si affrontano due squadre diverse ma forti, ognuna con i suoi pregi e i suoi punti deboli. L’Ascoli fa grande possesso, ha gente che ha già toccato la B come Curado, Damiani, Milanese, D’Uffizi, Rizzo Pinna, Gori. E’ ben allenata, con un ottimo gioco, sappiamo a cosa andremo incontro”.
SISTEMA DI GIOCO – “Mi sono preso anche la giornata di domani per decidere la formazione, la coperta va tirata bene per non essere troppo corta. A prescindere da tutto, dovremo fare una partita di entusiasmo, sacrificio, intensità e qualità. Mettermi a specchio con il 4231 dell’Ascoli? Vedremo. Penso però che noi abbiamo un’identità ben precisa e che in questo momento non ci sia bisogno di stravolgere ma solo di adattare. Ci servirà attenzione nei dettagli, nel capire quando muovere palla, aggredire e attaccare”.
I CARTELLINI – “Finora abbiamo preso 35 gialli e 3 rossi, siamo una delle squadre più sanzionate. Questo non perché ci difendiamo con tanti falli ma perché andiamo spesso in pressione per riconquistare subito la palla. E’ un dato che da una parte mi fa felice e dall’altro no: significa che abbiamo imparato a fare partite sporche ma dobbiamo stare attenti a non complicarci la vita, come successo a Pontedera e Perugia, dove comunque in dieci ce la siamo cavata bene”.
RICORDI – “Io ad Ascoli sono stato bene. Da calciatore vincemmo il campionato, è ancora l’ultima promozione in A del club. Poi tornai lì una seconda volta ma ebbi problemi al ginocchio. Da allenatore in B è stata un’esperienza molto formativa, al di là dell’esonero, perché mi spinse a fare riflessioni profonde su di me e sul mio percorso professionale. Avevo smarrito l’entusiasmo degli inizi, mi sono accorto a mente fredda che badavo più a difendere lo status di allenatore che mi ero costruito piuttosto che a divertirmi come era sempre successo. Per questo motivo ho modificato il mio approccio, ho cambiato staff, ho preso ragazzi più giovani con me, ho scelto di restare fermo a lungo. Oggi ad Arezzo sento di essermi ritrovato”.











