Quell’annata cominciò al rallentatore, con il presidente Bovini che pensò addirittura di esonerare Cosmi. Poi la squadra ingranò e sul finire del girone di andata mise insieme cinque vittorie in sei giornate. Prima della pausa per le feste, ecco il colpaccio al Del Duca. Gli amaranto giocavano con un arrembante 424 e avrebbero meritato la B, che svanì ai playoff contro l’Ancona
La prima volta che sono stato al “Cino e Lillo Del Duca” era quasi Natale. Si respirava già l’atmosfera delle feste, che a me è sempre piaciuta, come succede a tutti quelli nati nell’ultimo mese dell’anno. L’Arezzo era in C1, aveva cominciato l’annata al rallentatore e al presidente Bovini, a un certo punto, era perfino balenata in testa la folle idea di silurare Serse Cosmi. Successe dopo la sconfitta di Avellino, poi per fortuna il malsano proposito rientrò. Il ds Walter Sabatini ricucì la toppa ma soprattutto la squadra cominciò a ingranare, vincendo 5 partite su 6 sul finire del girone d’andata: 2-0 al Palermo, 2-0 ad Andria, 3-1 all’Atletico Catania, 1-0 a Sciacca contro il Marsala, pirotecnico 6-4 al Giulianova. In mezzo una sola sconfitta a Viterbo.
Il 23 dicembre 1999 l’Arezzo si presentò ad Ascoli sulle ali dell’entusiasmo. Cosmi nel frattempo aveva recuperato la fiducia del club e rinsaldato il feeling con i tifosi, che dalla curva sud gli avevano recapitato una letterina dei desideri che iniziava con “Caro Serse Natale…”. Dagli spalti pendeva un vessillo con la faccia del mister e il cappello di Santa Klaus.

Ricordo che il viaggio per Ascoli mi sembrò interminabile e che lo stadio, con una storia gloriosa alle spalle, mi dette un brivido come poche altre volte ho provato. L’Arezzo giocò un grande primo tempo, chiuso avanti 2-0: Bazzani, che in quel periodo era immarcabile, dopo pochi minuti si guadagnò un rigore, poi trasformato dall’infallibile Antonioli. Raddoppiò Rinino con un’azione personale che, nella telecronaca per Teletruria, commentai con gaudente trasporto: stravedevo per il 7 e poi fu veramente un gran gol.
In campo con l’Ascoli c’era il mio amico Maretti, con il quale avevo giocato nelle giovanili dell’Arezzo, prima negli Allievi e poi in Berretti. La cosa mi fece un effetto stranissimo e ancora ce l’ho stampata in testa, come l’abbraccio che ci scambiammo a fine gara, nonostante siano passati 26 anni. La partita terminò 2-1 per l’Arezzo, alimentando il sogno della serie B. Era una bella squadra quella, che giocava un 424 arrembante, alla quale Cosmi ha dedicato un intero capitolo della sua autobiografia. La promozione poi svanì nei playoff di Ancona, senza intaccare la memoria di un gruppo di giocatori apprezzato ancora oggi.
Quel 2-1 è anche l’ultimo colpaccio amaranto ad Ascoli, arrivato in un periodo in cui il calcio era decisamente più romantico e che, in chi l’ha vissuto, non può non suscitare una “balorda nostalgia”.












