12 marzo 2023, il colpo grosso di Livorno. C’era il sole, c’era il vento che faceva garrire le bandiere, c’era un prato perfetto. Non era freddo né troppo caldo. All’Ardenza si stava bene. Era serie D ma non fregava niente a nessuno
Ci sono partite che restano qua, all’altezza del cuore, e non si muovono più. Non è tanto la vittoria sul campo che scuote i sentimenti, è quel non so che di più intimo, profondo, inspiegabile che si appiccica sulla pelle come un tatuaggio e che sai ti accompagnerà per il resto dei giorni. 12 marzo 2023. Il colpo grosso di Livorno, inaspettato nelle modalità e nelle proporzioni, (quasi) decisivo per la classifica, entrò da subito nel cerchio magico. C’era il sole, c’era il vento che faceva garrire le bandiere, c’era un prato perfetto. Non era freddo né troppo caldo. All’Ardenza si stava bene. Era serie D ma non fregava niente a nessuno.
Quasi cinquant’anni dopo l’impresa firmata da Tombolato, l’Arezzo tornò a espugnare l’Armando Picchi con una partita magistrale. Finì 4-0: Gucci, Castiglia, doppietta di Cantisani e la Fi-Pi-Li percorsa all’indietro con l’inebriante certezza che di lì a poco avremmo festeggiato la promozione.
Fa strano ripensare a quella domenica. O meglio, fa strano ripensarci oggi, alla vigilia di un derby monco, mutilato della presenza dei tifosi aretini sulla base di pretestuose motivazioni di ordine pubblico, con il Palazzo trasformato in un muro di gomma e l’inerzia totale delle istituzioni del calcio.
Resta il ricordo di un giorno perfetto, perché il settore ospiti può anche restare chiuso ma le emozioni no.












