La squadra sfrutta bene l’interno del campo e le corsie esterne, attacca con tanti giocatori e difende con la linea altissima, a costo di ingaggiare tanti duelli uno contro uno sulle ripartenze. Manca ancora un po’ di ritmo, ma è normale visto il periodo. Bianchi e Damiani under di personalità, buon impatto di Trombini, Boubacar più avanti di Diallo, Gaddini più di Pattarello. Pericolini e Lorenzini si giocano il posto del 2004
IL DURO LAVORO – Un primo tempo a ritmi non eccelsi, una ripresa più tonica in cui sono arrivati anche i gol. L’Arezzo continua a lavorare su due binari: quello atletico da una parte e quello tecnico dall’altra, che dovranno arrivare a sovrapporsi dalla prima di campionato. Indiani e lo staff stanno facendo sudare la squadra in allenamento, a prescindere dalle amichevoli in calendario. E’ stato così ieri (seduta mattutina prima di affrontare il Figline), sarà così anche sabato prima di giocare con la Lucchese. E pazienza se qualche giocatore ha ancora la gamba che non gira alla perfezione. La fatica di oggi tornerà buona domani.
I SINGOLI – Impressioni sparse sui singoli. Trombini chiamato in causa due volte e due volte molto reattivo. Confermate le buone sensazioni di Prato. Il solito Lazzarini straripante, papabile titolare il 3 settembre. Cresce Poggesi, che a un certo punto Indiani ha spostato a sinistra, con Zona (pimpante) traslocato a destra. Mossa interessante che ha fatto lievitare il rendimento di entrambi. Una sola sbavatura per Bruni, non da lui, dentro 45 minuti solidi. A dispetto del fisico, sembra già tonico. Sta salendo Forte, uno che a oggi non è titolare ma che, così a occhio, potrebbe risolvere diverse partite anche subentrando.
TRIDENTE SOTTO TONO – Così così il tridente del primo tempo. Diallo avulso dal contesto: attacca la profondità e gliela danno addosso, viene incontro e lo servono avanti. Va affinata l’intesa con i compagni, anche perché nel reparto c’è Pattarello che continua a sbattersi tanto per ottenere poco. Ha una struttura fisica, uno spunto da categorie superiori. Però gli resta sempre il colpo in canna: cross troppo corti o troppo lunghi, tiri fuori dallo specchio, passaggi intercettati. Diventa frenetico, invece servono calma e gesso, ogni cosa ha il suo tempo. Passo indietro per Convitto: fallito il rigore (strappato proprio a Pattarello che era già sul dischetto), ha perso smalto. Ma la gamba del 7 gira bene.
BIANCHI E DAMIANI – I ragazzini di centrocampo, entrambi 2003, vanno che è una bellezza. Insieme a Lazzarini, Settembrini e Gaddini, sono i top dell’estate. Bianchi ha un sinistro raffinato, geometrie, sa appoggiarla corta e aprire il gioco sugli esterni. Non sfugge il contrasto, tira due o tre volte in porta in ogni gara, ha personalità. E’ un play che ha già fatto esperienza in D a Sestri e si vede. Damiani invece è una mezz’ala moderna. Palleggia, rincorre, si inserisce, litiga quando gli fanno saltare la mosca al naso. Il salto dalla Primavera alla prima squadra non pare aver lasciato strascichi. E il gol dell’1-0 di ieri è un mix delle qualità del buon centrocampista: attacco dello spazio, controllo, diagonale chirurgico. Indiani li bacchetta spesso dalla panchina ma, sotto sotto, se li coccola con un sorriso così.
BOUBAGOL – La doppietta al Figline conta relativamente ma per un centravanti è sempre ossigeno puro. Come Diallo, anche Samake dà l’idea di non aver raggiunto ancora il sincronismo ideale con i compagni. Però atleticamente, più che tecnicamente, è un panzer. Quando va a pressare gli avversari, ruba spesso palla. Ha regalato due punizioni a Settembrini, ieri l’ha portata via al portiere e segnato a porta sguarnita. Se il ballottaggio per Orvieto fosse già aperto, e forse lo è, il maliano per ora sta davanti a Cherif. Ottimo Gaddini, ispirato e incisivo. Bene Pericolini a destra, più intraprendente (e che gol!) Lorenzini a sinistra. Sono i 2004 che si giocheranno un posto da titolare.
ATTEGGIAMENTO – La squadra, a prescindere dai risultati, ha già una fisionomia definita. Muove palla con criterio, sfrutta l’interno del campo e utilizza bene le corsie laterali. I terzini spingono a tutta velocità, non vanno su perché glielo dice l’allenatore ma con la convinzione di far male all’avversario. E si vede. Le mezzeali si alzano sempre in fase di possesso e consentono all’Arezzo di piantarsi dentro la metà campo altrui, cosa che agevola il giro palla anche quando gli spazi sono intasati. I ritmi finora sono stati quelli giusti (cioè alti) solo a sprazzi, ma è normale visto il periodo. Su questo Indiani ribatte molto, come sulla partenza dal basso. Pochi lanci lunghi, molte uscite palla a terra, solitamente precise e puntuali (evidentemente provate). A corollario di tutto ciò, c’è la linea di difesa altissima, sovente schierata sulla linea di centrocampo a costo di ingaggiare duelli uno contro uno sulle ripartenze avversarie. Ma anche questa, conoscendo Indiani, non è una sorpresa.