A oggi Pierfrancesco Battistini è l’unico centravanti che ha saputo trascinare gli amaranto alla vittoria del campionato di serie D. Le sue 16 realizzazioni furono decisive per le sorti di una squadra che, nella stagione 95/96, riconquistò il professionismo. Grazie a uno spogliatoio unito e a un feeling eccezionale con il pubblico

A oggi è l’unico centravanti che ha saputo trascinare l’Arezzo alla vittoria del campionato di serie D. Pierfrancesco Battistini, 52 anni, nella stagione 1995/96 segnò 16 gol e dette un contributo fondamentale alla promozione in C2, ritagliandosi un posto nel cuore dei tifosi amaranto che nessuno gli toglierà mai.

Era quella la squadra allenata da Serse Cosmi, costruita da Gigi Falasconi, con Francesco Graziani alla presidenza e una tifoseria angustiata dalla radiazione del ’93 e da due tornei dilettanti finiti male: il primo, quello della ripartenza, chiuso nella colonna destra della classifica; il secondo cominciato meglio, con il titolo di campioni d’inverno, e poi precipitato nella seconda parte fino alla semplice salvezza.

Battistini, nonostante un infortunio al ginocchio, disputò un’annata eccezionale, segnando con continuità in casa e fuori. Fu suo il gol al Sansepolcro, nello scontro diretto del dicembre ’95, che dette la svolta al campionato e che ancora oggi rappresenta il simbolo della rinascita del calcio ad Arezzo. La sua esultanza alla bandierina del corner, in stile Batistuta, gli valse poi il soprannome di Battigol, conservato tutt’oggi.

Nell’intervista rilasciata ad Amaranto Social Club ha raccontato sensazioni e retroscena di quella magica stagione, il rapporto con gli ex compagni che resta stretto anche a distanza di tempo, il feeling che aveva con Cosmi e Graziani, la scelta di restare a vivere ad Arezzo, il ricordo di Minghelli, la delusione per la mancata conferma dopo il salto di categoria.

“Si era creata un’alchimia speciale tra di noi nello spogliatoio e tra noi e il pubblico – ha detto Battistini. Fu quello il vero segreto del nostro successo, unitamente alla fame di gloria che avevamo tutti. E non è un caso che molti giocatori di quella squadra siano poi diventati allenatori. C’era un clima positivo, c’erano esempi positivi che noi portavamo sul campo”.

Battistini, dopo aver appeso le scarpe al chiodo, ha poi vinto due campionati sulla panchina del Perugia, allenando tra le altre anche Reggiana, Taranto e L’Aquila. Oggi, dopo la laurea in psicologia, è docente di tecnica calcistica per la Figc.