Ad Arezzo collezionò 6 presenze nella prima parte della stagione 2018/19. La sua buona carriera, che lo ha portato a vestire le maglie di Prato e Pistoiese, Siena e Rimini, Viterbese e Modena, si è chiusa alla Turris. L’estate scorsa il malore che gli ha cambiato la vita
Ad Arezzo collezionò soltanto 6 presenze nella prima parte della stagione 2018/19, quella con Dal Canto in panchina, prima di trasferirsi all’Imolese. Ma la carriera di Michael Varutti, friulano di nascita, classe 1990, è stata più che buona, vissuta a cavallo tra serie D e serie C con le maglie di Prato e Pistoiese, Siena e Rimini, Viterbese e Modena. Fino alla Turris, ultimo club con cui ha giocato. E proprio sul profilo instagram della società campana è comparso il messaggio di addio al calcio del difensore a causa di problemi cardiaci.
“Quando torni in campo Mickael? Perché non sei più convocato? In questo anno tantissimi tifosi della Turris, così come numerosi addetti ai lavori, mi hanno contattato per chiedermi perché tutto ad un tratto sia sparito dai radar. Ho sempre glissato su queste domande. Speravo un giorno di poter tornare nuovamente in campo, sulla fascia sinistra, con la maglia della Turris.
Il 24 luglio 2022 ero in ritiro in quel di San Gregorio Magno quando all’improvviso arriva la mazzata che cambierà per sempre la mia vita. L’unica cosa che ricordo è la stanza dell’ospedale di Eboli dove mi sono svegliato. Pensavo ad un normale malore, ma il responso è stato duro e difficile da accettare. Mi riscontrano dei problemi cardiaci che mi costringono a restare fermo. Nonostante questo fulmine a ciel sereno, decido di restare sempre vicino alla squadra. La speranza, seppur piccola, di poter tornare a fare il calciatore professionista, si è infranta qualche mese fa: “Varutti, lei non potrà più fare il calciatore”.
Non è stato un momento facile, chiedo scusa con tutti per il mio silenzio. Anche da non calciatore, sono sempre stato vicino alle vicissitudini della Turris. Lo scorso anno ero lì a penare in tribuna allo stadio Liguori per quella salvezza che ad un certo punto sembrava una missione impossibile.
Adesso si apre un nuovo capitolo della mia vita. Calcisticamente lo definirei il mio secondo tempo come recita, tra l’altro, una famosa canzone di Max Pezzali. Ho appeso le scarpette al chiodo ma custodirò gelosamente in me tutto l’affetto ed il calore del popolo torrese. Ringrazio la Società e tutte le persone che lavorano nel club. Colgo l’occasione per fare anche un grande in bocca al lupo a mister Caneo. Se ho conosciuto una città fantastica, lo devo anche a lui che ha saputo valorizzarmi. Torre del Greco e la Turris resteranno per sempre casa mia”.