Paolo Giovannini con Samuele Zona

In una lunga intervista a LaCasadiC il direttore generale ha commentato il rinnovo di contratto e svelato alcuni retroscena della sua carriera: “Punto sui rapporti interpersonali, poche volte ho dovuto usare il pugno duro. Ho sempre lavorato in Toscana per stare vicino a mio figlio ma non ho rimpianti. Il presidente Manzo ha messo a posto il bilancio, quest’anno era giusto investisse sulle strutture. Dal prossimo alzeremo l’asticella”

In una lunga intervista rilasciata a LaCasadiC, il direttore generale dell’Arezzo Paolo Giovannini ha commentato il suo rinnovo di contratto, delineato i programmi del futuro e raccontato alcuni retroscena legati alla sua già lunga carriera.

IL SEGRETO – “Punto sui rapporti interpersonali. Nel momento in cui si vive insieme ci vuole il massimo del rispetto, della serietà e della abnegazione. Credo di aver portato in questo club un entusiasmo che sono riuscito a trasmettere ai collaboratori e alle persone che mi stanno vicine. Sono tantissimi i giocatori ai quali sono legato, al di là della scelta tecnica cerco di condividere con loro le mie emozioni, la sconfitta e i momenti più difficili quando non giocano. Penso di aver sempre avuto grande equilibrio e rispetto per i miei collaboratori. Sappiamo poi che ci sono tanti altri fattori primari per vincere, come il budget e la tipologia di calciatori che puoi prendere. Ma questo entusiasmo è stato importante per tutti”.

IL CARATTERE – “Poche volte ho dovuto usare davvero il pugno duro, massimo due volte l’anno a seconda dei momenti. Non ho mai avuto scontri con i giocatori, anche se non posso dire che i rapporti sono sempre stati buoni. Ho un figlio del 2001 e calciatori della stessa età. Molti sembrano uomini in campo ma in realtà sono dei ragazzi. Ho sempre avuto un rapporto sincero con loro. Inevitabilmente, come nelle migliori famiglie, ci sono ogni tanto delle discussioni con i dirigenti, con i presidenti. Ma sempre in modo pacato”.

Giovannini in panchina contro l’Olbia

IL MERCATO – “Abbiamo messo a posto i costi e il bilancio. Oggi siamo una società sana dal punto di vista economico. Il primo obiettivo è stato raggiunto, quest’anno magari cercheremo di entrare nelle prime dieci per cercare di andare ai playoff. Non abbiamo cambiato molto rispetto allo scorso anno e il 30 giugno vedremo di tracciare una riga. Abbiamo preso sponsor che erano impensabili prima, abbiamo 2000 abbonati rispetto agli 850 dello scorso anno. Voglio pensare solo al presente, il progetto è a breve termine per ora”. 

IL FUTURO – “L’inizio non è stato dei migliori ma la classifica lascia il tempo che trova, potevamo avere uno o due punti in più ma siamo solo alla quarta giornata. La stagione dovrà essere tranquilla e di consolidamento, ce lo siamo già detti col presidente. La nostra asticella dovrà alzarsi dalla prossima stagione. Quest’anno era normale che la società, dopo la vittoria del campionato di serie D, investisse nelle infrastrutture. Nel giro di 3 o 4 anni vorremmo diventare un club di prima fascia, oggi siamo di seconda fascia”.

LA CARRIERA – “Le mie scelte sono state legate a problemi familiari per restare vicino a mio figlio, le mie esperienze sono avvenute non a caso tutte in Toscana. Molte volte ho pensato di abbandonare il calcio e di fare un altro lavoro. Quando ci fu il fallimento della Lucchese, mio figlio aveva 10 anni e lì ho pensato di smettere. Fortunatamente arrivò la chiamata della Pistoiese e poi del Pontedera, dove sono rimasto 10 anni e da dove mi porto dietro ricordi bellissimi. Sono stato sempre vicino a mio figlio e non ho rimpianti. Negli anni ci sono stati contatti con l’Empoli e col Pisa, ma poi non se n’è fatto più nulla. Doveva andare così e sono felice”.