Nonostante la buona prestazione complessiva, Indiani ha dovuto accontentarsi di un punto su un campo ostico come sempre in cent’anni di storia. Il gol del vantaggio è arrivato dal cross di Donati e dal colpo di testa di Montini, laterali bassi che sanno anche spingere. Bene la fase difensiva, un po’ meno quella offensiva, causa primaria dell’ultima flessione (4 turni senza successi). La squadra è comunque sembrata in salute, attesa adesso dalla capolista. Da Pontedera, dove Lauro giocò la sua ultima partita nel 1997, a Cesena, dove l’Arezzo giocò la prima dopo la sua scomparsa nel 2004. E il cuore batte forte

LE STREGHE – Su quel campo manca sempre qualcosa: un gol, un dettaglio, una manciata di fortuna. La storia parla chiaro: venti precedenti in cent’anni, solo una vittoria, 15 reti segnate e 45 subìte (dati aggiornati a ieri sera). Nel calcio ci sono stadi e avversari tabù e il Pontedera, per l’Arezzo, rientra nella lista. Per quale motivo, non è dato sapere. Ma è così.

RIMPIANTI – Nel 2016, giusto per restare a un’attualità più o meno stretta, segnò Madrigali e pareggiò Della Latta. Nel 2019 segnò Foglia e pareggiò Pinzauti. Ieri sera ha segnato Montini e, non trovando sbocchi davanti, il Pontedera si è giovato dell’autogol di Donati. In tutti e tre i casi l’Arezzo avrebbe meritato di più. Prima o poi il finale della storia dovrà cambiare. Speriamo di esserci quel giorno.

I PUNTI – Al di là di questo, la prestazione è stata tutt’altro che da disprezzare: aggressiva, briosa, con qualche buona trama di gioco al cospetto di un avversario tignoso, veloce e organizzato. Pavanel diceva che il 3421, se fatto bene, è uno dei moduli più difficili da contrastare e invece l’Arezzo c’era riuscito bene, concedendo il minimo indispensabile. Delpupo e Ianesi sono brevilinei, svelti, fastidiosi: si allargano per difendere e stringono per attaccare, lasciando l’esterno ai quinti che arrivano da dietro. Se non sei bravo a scalare, a uscire con le idee chiare, ti aprono e ti fanno male. Diciamo che il pareggio finale il Pontedera non l’ha rubato. Ma l’Arezzo non avrebbe rubato i tre punti.

NON SI BUTTA NIENTE – L’1-1 lascia diversi rimpianti anche perché la punizione da cui è scaturito il gol era evitabile e l’autorete di Donati grida vendetta. Settembrini ha firmato una delle sue migliori prestazioni da quando è ad Arezzo, graffiata dal fallaccio che ha originato il piazzato fatale. Sarebbe bastato temporeggiare, attendere, chiudere il varco per il cross. Al contrario, sono piovuti ammonizione e tiro da fermo. E anche la deviazione di Donati è figlia dell’imponderabile, con Ekuban lì dietro che l’avrebbe respinta comoda. Da che calcio è calcio, comunque, il punto fuori casa non si butta mai.

Pattarello contrastato da due avversari

GOL DA RAGAZZI – Da rimarcare un dettaglio tutt’altro che secondario: il gol dell’Arezzo è arrivato dal cross del terzino destro rifinito in rete dal terzino sinistro. E’ il sintomo di una partecipazione corale alla manovra che con Donati e Montini (entrambi 2001) si giova dell’attitudine di entrambi a fare la doppia fase con buoni risultati. Coccia, ieri di nuovo in panchina dopo l’infortunio di fine novembre, è un altro con quel dna. Riuscire ad averli tutti e tre per l’anno prossimo sarebbe un colpaccio.

COSA MANCA – Buona prestazione, porzioni di gara con fraseggi prolungati e ficcanti, eppure un solo gol segnato (anche un po’ rocambolesco) e un solo punto in tasca. L’Arezzo paga un periodo di sterilità offensiva (il gol di Montini ha interrotto un digiuno di 293 minuti, due reti segnate nelle ultime quattro giornate), anche se a ben vedere la caratteristiche di gioco sono le stesse da inizio anno. La squadra ha segnato più di un gol nei 90 minuti soltanto 8 volte su 25 in stagione, segno che per buttarla dentro bisogna spremere il massimo delle energie. Si allunga la striscia senza successi (4 turni) ma dopo Pontedera non si può dire che l’Arezzo non sia in salute.

TURN OVER – Indiani continua a ruotare uomini e ruoli, secondo una filosofia già sperimentata nello scorso campionato. A volte gli va bene, altre no ma viene da pensare che questo sia fisiologico per un gruppo come quello che ha tra le mani e che la musica non cambierebbe se ci fosse un undici base. Restando a ieri, ha fatto giocare Bianchi e Damiani fianco a fianco in mezzo al campo. Due 2003 che quest’anno non erano mai partiti titolari insieme. In una partita dalle mille insidie sia fisicamente che tatticamente. Eppure sono andati discretamente entrambi. Il rettangolo verde alla fine è l’unico giudice.

TRASFERTE E SENTIMENTI – Pontedera è appena passata ed è già tempo di Cesena. Due trasferte nel segno di Minghelli. Al “Mannucci” Lauro giocò la sua ultima partita nel 1997. Al “Manuzzi” l’Arezzo giocò la prima dopo la sua scomparsa nel 2004. E il cuore batte forte.