Siamo a metà febbraio e l’Arezzo va rimesso in sesto psicologicamente, tecnicamente e tatticamente. Colpa di un 2025 clamorosamente avaro di risultati. Bucchi, almeno per adesso, è fuori dal dibattito: ha il diritto di conoscere e sperimentare, sperando che riesca a fare il suo lavoro e anche qualcosa di più. A mancare è una direzione tecnica salda: Cutolo è competente ma senza il polso fermo che servirebbe. La vicenda dell’esonero di Troise lo dimostra. Il nuovo allenatore ha firmato fino al 2027, con l’augurio che arrivi alla scadenza del suo mandato. Dal 2020 a oggi non c’è riuscito nessuno
PERIODACCIO – Siamo a metà febbraio e l’Arezzo va ricostruito psicologicamente, tecnicamente e tatticamente. Colpa di un 2025 clamorosamente avaro di risultati, con 5 punti conquistati in 6 giornate, una vittoria appena in casa dell’ultima in classifica, 2 pareggi per 0-0 giocando con l’uomo in più, 3 sconfitte, 7 gol segnati e 9 subìti. La squadra è rattrappita e contratta, ha perso smalto in quelle che erano (sono) le sue qualità principali e sta pagando i difetti venuti a galla da tempo. A oggi non c’è un modulo di riferimento ed è vero che i princìpi di gioco contano più del sistema ma nei periodi difficili avere qualche certezza cui appigliarsi può fare la differenza. Invece nelle ultime settimane si è cambiato costantemente: linea a quattro e difesa a tre, centrocampo con tre e con due mediani, attacco con il centravanti vero e con il centravanti finto. L’Arezzo ha smarrito identità, subisce la partita piuttosto che farla, non ha intensità, non è mai arrembante né quando si trova avanti nel punteggio né quando deve rincorrere. Ma sono lacune emerse da un po’.

OTTIMISMO E DITA INCROCIATE – Bucchi, almeno per adesso, è fuori dal dibattito. Troppo corta la sua settimana a contatto con i giocatori per pretendere che abbia già messo a fuoco la situazione. Ha il diritto di osservare, valutare, discernere, anche di sperimentare, nonostante il tempo stringa e la stagione stia per entrare nella fase clou. Ieri sera si è vista un’interpretazione diversa della gara, con un’aggressione più alta agli avversari, una volontà di indirizzare il match che poi si è infranta sulle qualità tecniche della Ternana. Se un atteggiamento di questo tipo sia compatibile con la necessaria solidità in fase difensiva, lo diranno il campo, gli allenamenti, le partite. Di sicuro non è facile riprendere l’annata quando ci si infila dentro un tunnel del genere. L’auspicio è che Bucchi, con le sue spalle larghe e il suo carattere estroverso, empatico, ottimista sappia fare il lavoro suo e anche un po’ di più. La gestione, come sempre nel calcio, è il dettaglio che sposta gli equilibri.
GRUPPO SFIBRATO – A proposito di questo. La crisi di risultati dell’Arezzo non nasce da oggi e nemmeno da ieri o da una settimana o da un mese. Va un po’ più in là, a uno spogliatoio che ha perso elementi cardine sul piano morale. Castiglia e Foglia hanno lasciato per questioni anagrafiche, Polvani e Risaliti sono stati congedati dal club nonostante avessero un altro anno di contratto, Gucci si è trovato confinato in un limbo fin dal ritiro estivo, per poi essere ceduto a gennaio. E anche la figura di Settembrini, il capitano, appare sempre più marginale. In generale, quel gruppo che nell’ultimo biennio aveva brillato per coesione, attaccamento alla maglia, resilienza, adesso è sotto un treno. Perché è stato gestito con scarsa lungimiranza, messo all’indice pubblicamente piuttosto che tutelato, salvaguardato e pungolato nel modo giusto. Il caso Gaddini è emblematico: talentino da coltivare, da preservare, sbolognato in fretta e furia come se si fosse macchiato di chissà quale colpa. Forse voleva solo giocare di più, come succede a tutti. Era il simbolo di un Arezzo che puntava sui giovani, sulla loro valorizzazione a costo di aspettarli e sopportarne gli sbalzi d’umore. Ma la linea è cambiata.

L’UOMO FORTE – Al club manca una direzione tecnica salda in questo momento. Cutolo sa vedere il calcio e i calciatori, è competente ma non ha ancora l’esperienza per sopportare il peso di una gestione che richiede polso fermo e pelo sullo stomaco. Ha difeso Troise con una coerenza talora pervicace, schermandolo dietro il sesto posto in classifica e negando quell’involuzione che aveva già avviluppato la squadra. Dopo il 2-4 con il Pontedera si è accodato pubblicamente alle esternazioni di Manzo, riversando le responsabilità della sconfitta interamente sui calciatori, accusati di “una non prestazione che non ci rappresenta”. Poi, quando il presidente ha optato per la svolta drastica, dopo Gubbio, si è schiacciato di nuovo sulle sue posizioni nonostante non ci fosse un sostituto già pronto, mollando bruscamente Troise dopo un mercato di gennaio interamente concordato con lui sia in entrata che in uscita. Se credeva nell’allenatore con il quale aveva avviato un progetto biennale, avrebbe potuto e dovuto difenderlo ancora. A costo di rimettere il mandato perfino. Ma non è successo. All’Arezzo, analizzando a fondo la situazione, servirebbe un dt che sapesse anche fare da argine a Manzo se necessario, che avesse il carisma per mettersi di traverso quando occorre. Per il bene di tutti.
PROGRAMMAZIONE – Sono queste le crepe che si sono aperte da luglio a oggi, a fronte di un monte ingaggi che sfiorava i 5 milioni prima degli acquisti di Capello, di Gilli, di Ravasio e dell’arrivo di Bucchi con il suo staff. Manzo ha fatto molto per l’Arezzo da un punto di vista delle strutture e il progetto stadio, già arrivato a buon punto, potrebbe dare una svolta epocale al calcio cittadino. Sul piano tecnico però la strada intrapresa è tortuosa, piena di insidie. Il presidente ha parlato di programmazione in riferimento al contratto del nuovo allenatore, conosciuto a Rigutino la scorsa settimana e vincolato fino al 2027 dopo due ore di proficuo colloquio. Il concetto è giusto ma la programmazione non si fa con i contratti lunghi, si fa rispettandoli quei contratti. E ad Arezzo, dal 2020 a oggi, non c’è allenatore né direttore sportivo che sia arrivato alla scadenza naturale del suo mandato. Sono tutti saltati in anticipo. Speriamo che Bucchi inverta il trend.