26 maggio 2007. L’Arezzo espugna Rimini e si concede qualche ulteriore speranza di permanenza in serie B. Handanovic, Ricchiuti, Matri di là, Martinetti, Croce, Floro Flores di qua. E un indomito Antonio Conte in panchina che poi va a esultare con il settore ospiti, mentre i tifosi di casa piangono la scomparsa dell’amatissimo patron Vincenzo Bellavista
Che sabato quel sabato. 26 maggio 2007, l’Arezzo gioca a Rimini, vince e fa saltare il banco. Il distacco tra i biancorossi e le prime tre della classifica (Juventus, Napoli, Genoa) si dilata oltre il consentito, i play-off per la serie A non si disputeranno nemmeno. Ma è solo contorno. La sostanza vera è che quel pomeriggio va in scena una delle partite più belle dell’annata, che tiene vive le speranze (poi vane) di una salvezza clamorosa, con una rimonta da urlo.
Toccante la cornice. Il ”Romeo Neri” è stracolmo, tutto esaurito: 1.399 paganti, 5.078 abbonati. Il patron Vincenzo Bellavista, amatissimo dai riminesi, era mancato poche ore prima. Le squadre entrano in campo in un clima di grande commozione e durante il minuto di silenzio non vola veramente una mosca.

Poi si gioca e il 4-2-4 dell’Arezzo gira come un ingranaggio perfetto. Di là c’è gente di livello assoluto: Handanovic in porta, Ricchiuti sulla trequarti, Matri e Jeda in attacco. Ma anche di qua non si scherza: Croce e Bondi sugli esterni, Martinetti e Floro Flores davanti, Antonio Conte in panchina.
Gli amaranto non sono amaranto. Sono color oro, con calzoncini e calzettoni neri. Una delle terze maglie più belle di sempre. Al minuto 36 del primo tempo segna Floro Flores. Al minuto 36 del secondo tempo raddoppia Floro Flores. L’attaccante colpisce anche un palo, è il migliore in senso assoluto.
Quando finisce la partita, il settore ospiti è in tripudio. Vanno tutti lì sotto, anche Conte, mentre il pubblico di casa sfolla via con la tristezza in fondo al cuore. Chi c’era quel giorno, è impossibile l’abbia dimenticato.
