Terni e Perugia interdette ai sostenitori amaranto, gli ascolani assenti a Rimini, i ravennati bloccati per Livorno. E poi i vicentini che non andranno a Brescia e quelli di Siracusa stoppati per Picerno. Le incongruenze del sistema calcio e la sicurezza che sta diventando, forse, solo un pretesto

I sostenitori dell’Arezzo stanno sperimentando sulla propria pelle l’incongruenza di un sistema calcio che prevede biglietti nominali per tutti, obbliga de facto a sottoscrivere la tessera di fidelizzazione (a pagamento) come ulteriore strumento di riconoscibilità e poi impone divieti di trasferta generalizzati, senza alcuna distinzione, come accaduto per le partite giocate di recente a Terni e Perugia.

Tra le righe dei decreti prefettizi, o tra le determinazioni dell’Osservatorio, si scorgono motivazioni deboli rispetto alla severità delle misure di salvaguardia della sicurezza che vengono approntate. Per esempio: per la gara di Ravenna, la vendita dei biglietti venne limitata ai soli tifosi aretini fidelizzati. La questura, come riportato da SportPeople, motivò la decisione sostenendo che la partita era caratterizzata da “un livello alto di rischio in re ipsa per via della rivalità agonistica” legata al fatto che entrambe le squadre si trovavano al vertice della classifica, con conseguente notevole afflusso di tifosi sia locali che ospiti.

Terni saltò per “l’annosa rivalità tra tifoserie, più volte degenerata in comportamenti violenti ad opera di entrambe le compagini” e per gli episodi del 29 settembre 2024, quando “gruppi di sostenitori aretini e ternani hanno dato luogo a violenti scontri, con lancio di razzi, fumogeni e corpi contundenti, causando anche un vasto incendio in un campo adiacente”.

Perugia, storia recente, è stata interdetta agli aretini per la “concomitanza con Foligno-Siena di serie D” e un fantomatico sasso lanciato dai tifosi del Perugia a un pullman di sostenitori amaranto nel novembre 2024, prima della gara di Coppa Italia. Episodio che per la prefettura “ha acuito la rivalità esistente tra le due tifoserie e ha animato un forte sentimento di rivalsa“. Il ricorso al Tar di Orgoglio Amaranto, con cui s’invocava la sospensiva del decreto, venne respinto con la motivazione che in quella fase non era possibile approfondire i fatti posti alla base del provvedimento impugnato e dunque prevaleva la necessità di tutelare l’ordine pubblico secondo princìpi di “massima discrezionalità”.

lo striscione della curva nord del Perugia nel derby contro l’Arezzo

Più che effettive necessità preventive di incidenti e disordini, si va palesando la tendenza a vietare tout court, anche quando non ve ne sarebbe la stretta necessità. Gli stadi, inoltre, vengono chiusi a tutti, anche a chi non ha nulla da farsi perdonare né comportamenti sbagliati sulla coscienza. In questo turno di campionato, restando solo al girone B, gli ascolani non potranno andare a Rimini e i ravennati non potranno seguire la propria squadra a Livorno (le due squadre non si affrontano da mezzo secolo). Al Picchi c’è una situazione paradossale: sette gare interne quest’anno e tre divieti. Oltre al Ravenna, neanche Ascoli e Forlì hanno potuto contare sui propri tifosi.

Più in generale, i vicentini non potranno andare a Brescia il 23 novembre, i tifosi del Cerignola non potranno andare a Potenza il 26 per la gara di Coppa, quelli del Siracusa non potranno andare a Picerno domani, i potentini non sono potuti andare a Cava dei Tirreni il 7 novembre, quelli del Monopoli hanno dovuto disertare Casarano il primo novembre.

Sono solo alcuni esempi ma la lista è molto più lunga, specie se l’analisi viene estesa a serie A, serie B e serie minori. Ci sono tifoserie intere bloccate per mesi, centinaia o addirittura migliaia di persone che pagano per colpa di pochi, e partite che si giocano in contesti paradossali e surreali. La curva dell’Ascoli, per esempio, rischia la chiusura nel big match con l’Arezzo del prossimo 23 novembre per colpa di pochi urlatori che insultarono Okaka a Ravenna, due settimane fa.

Un po’ quello che successe da noi due stagioni addietro. Durante la partita ad Ancona, giocata il 26 ottobre 2023, un fotografo presente a bordo campo venne stordito dallo scoppio di un petardo lanciato dal settore ospiti e si fece refertare al pronto soccorso. Il giudice sportivo incaricò la procura federale di un’indagine che portò alla chiusura dell’intera curva Minghelli per la gara interna contro la Virtus Entella del 4 febbraio 2024. Erano circa 300 i sostenitori aretini al Del Conero, furono 1.100 gli abbonati che non poterono entrare sugli spalti del Comunale tre mesi e mezzo dopo.