Cristian Bucchi, 48 anni, ad Arezzo da febbraio

La partita ha cominciato a vincerla venerdì in conferenza stampa, quando si è presentato ai cronisti con la serenità dei forti nonostante gli infortuni e la squalifica di Iaccarino. Ha trasmesso fiducia, ci ha visto lungo, è stato premiato. Ad Ascoli si è imposto con le sue armi: coraggio, sfrontatezza tecnica, personalità. Non c’era incoscienza, bensì consapevolezza di come avrebbe risposto il gruppo. Al di là degli episodi, il successo è arrivato grazie alle intuizioni di un allenatore che sa leggere i suoi giocatori, per nulla integralista, che ama attaccare ma non si vergogna di difendere. E che ora è a +3 sulla seconda

IL CASO CHE NON C’E’ – La premessa è che la partita di ieri, come tutti gli scontri diretti, poteva finire in ogni modo. C’è stato grande equilibrio, sono mancate occasioni clamorose, le due squadre si sono equivalse a lungo. Nel calcio di oggi è impossibile dominare in lungo e in largo: non accade a nessun livello e nemmeno in serie C, dove perfino l’ultima in classifica è un osso duro da rodere. Potevano fare gol Silipo e Rizzo Pinna, che si sono creati un paio di situazioni favorevoli, hanno segnato Pattarello e Chierico con una giocata super e un contropiede veloce, manovrato. Quando le gare sono in bilico, l’Arezzo le tira dalla sua. Era successo a Ravenna, è successo di nuovo ad Ascoli. Chi pensa sia un caso, sbaglia.

FIRMATO CB – Su questi tre punti, più che quella dei goleador di giornata, c’è la firma di Cristian Bucchi. La partita ha cominciato a vincerla venerdì in conferenza stampa, quando si è presentato ai cronisti con una calma olimpica e la serenità dei forti. Non recitava, era sinceramente convinto che le difficoltà si sarebbero tramutate in opportunità. Eppure Dell’Aquila, Dezi e Renzi erano rotti, Mawuli aveva lo zigomo fratturato, Ravasio camminava tutto storto (cit) per la sciatalgia. In più i giudici avevano rispedito al mittente il ricorso per ridurre la squalifica a Iaccarino. Tutto ciò mentre sullo sfondo non c’era una trasfertucola qualsiasi ma il big match di Ascoli, contro una squadra imbattuta in casa e con 4 gol al passivo al 14 giornate. Bucchi ha trasmesso fiducia, ci ha visto lungo e, stante la premessa di cui sopra, è stato premiato.

SENZA PAURA – Ieri ha vinto una partita cruciale con le sue armi: coraggio, sfrontatezza tecnica, personalità. Tutte qualità che l’Arezzo ha riversato in campo ma che non nascono dall’incoscienza, anzi. Il piano gara è stato studiato con sagacia, mettendo in conto che un rimpallo avrebbe potuto spostare l’inerzia dalla parte dell’Ascoli. Ma Bucchi ha sempre considerato il rischio come parte del gioco. L’anno scorso a Rimini, per rianimare una squadra piatta, arretrò Guccione in regia, mise Capello mezz’ala e lasciò il tridente davanti: arrivarono tre vittorie di fila con la porta inviolata. Stavolta, viste le contingenze, ha impostato la sfida sui punti di forza avversari: tecnica, palleggio, rapidità. Bucchi sa leggere il gruppo, sa interpretarne i segnali, è un’abilità che lo contraddistingue. Non ha mandato i suoi allo sbaraglio perché era certo che Tavernelli si sarebbe fatto il mazzo, che Varela avrebbe ripiegato da quinto in difesa, che Chierico e Guccione non avrebbero corso solo in avanti ma pure all’indietro. Poi ci sono gli episodi, ok. Ma la strategia era lucidissima.

CAMALEONTE – Altro dettaglio rilevante in un calcio che ormai vive di stereotipi: Bucchi non è un integralista. Ama il fraseggio, la verticalità, il gioco propositivo ma se c’è da difendersi, non ha vergogna a difendere. Mette in campo un centravanti, tre rifinitori, due mediani che nascono trequartisti, ma se c’è da fare densità, si fa densità davanti all’area di rigore. Disegna la squadra con il 433, o con il 4231 a specchio come ieri, ma se c’è da blindare l’area nei minuti finali, va benissimo la difesa a cinque. I princìpi contano e restano quelli, è la loro applicazione che varia a seconda del contesto tattico, dell’avversario, del punteggio, dello stadio. Questa elasticità non è incoerenza bensì forza. Ieri se ne è avuta una dimostrazione eclatante.

OBIETTIVO SERIE B – La lotta al vertice ha vissuto tutti gli incroci: l’Arezzo ha vinto 3-0 a Ravenna e 2-0 ad Ascoli, il Ravenna ha battuto l’Ascoli 1-0, l’Ascoli ha perso due volte senza segnare un gol. A oggi la differenza tra Bucchi e Marchionni sta nello scontro diretto, mentre Tomei si è staccato dal vertice nonostante anche ieri abbia retto il confronto praticamente fino alla fine. Non c’è nulla di certo né scritto ancora, la chiusura del girone di andata darà alcuni parziali responsi prima del mercato di gennaio, come sempre spartiacque della stagione (nel bene o nel male). Di sicuro Bucchi, con il colpo grosso di ieri, ha lanciato un segnale forte e chiaro: l’Arezzo punta alla B e ha i mezzi per vincere il campionato.