Il pagellone della stagione amaranto 2024/25
PORTIERI
TROMBINI 8 Stakanovista come i portieri di una volta, che al dodicesimo di turno lasciavano solo le briciole. Così lui: 43 volte titolare su 44 partite stagionali dell’Arezzo. 3.870 minuti tra i pali su 3.960, 20 partite con la porta inviolata su 43 complessive. Migliorato con i piedi, sicuro nei fondamentali, tant’è che il deficit di centimetri in altezza non glielo rinfaccia più nessuno. Il rigore più espulsione con il Livorno, il tiraccio battezzato male di Sassari, la palla saponetta di Chiavari sono i tre errori commessi in tre anni. Il fatto che ce li ricordiamo tutti certifica che trattasi di rarità.
BORRA ng Una presenza sola in Coppa Italia con il Trapani, unica concessione del cannibale Trombini. Più in generale, due anni da secondo portiere, interpretati con meritorio spirito di gruppo, nonostante fosse arrivato con ben altre aspettative, poi soffocate dall’imponderabile del calcio. E’ un ’95, ha il contratto in scadenza, cercherà fortuna altrove.

DIFENSORI
MONTINI 5 L’anno scorso macinava che era una bellezza. Sembrava bip bip, a destra e a sinistra (più a sinistra in verità). Quest’anno si è fermato, prima per la broncopolmonite e poi scalando le marce del motore. Tredici volte consecutive da titolare nell’ultima parte della gestione Troise, soltanto quattro partite dall’inizio con Bucchi. Quasi mai sui livelli della passata stagione.
RENZI 6.5 Destino curioso il suo. Impiegato da esterno basso da Indiani, lui che in quel ruolo si cimenta controvoglia perché predilige fare la mezz’ala, ha cambiato altri due allenatori e sempre da esterno basso ha giocato. Diagonali e fase difensiva sono ancora angoli da smussare, però ha dimostrato bella gamba, tempi d’inserimento, rapidità. A 21 anni i margini di crescita sono ampi e ormai, considerando com’è andata per i suoi coetanei, è l’unico giovane che può diventare un tesoretto per la società.
BIGI ng “E’ cresciuto tanto” (cit) ma non ha giocato mai. Soltanto cinque spezzoni per 84 minuti complessivi in tutta l’annata. L’Arezzo ha rinunciato al minutaggio, ha puntato sugli over e per lui, classe 2005, si sono serrate le porte. Magari è stata un’esperienza positiva lo stesso. Il tempo dirà.
LAZZARINI 5 Aveva chiuso la passata stagione alla grande, ringhiando da centrale difensivo, facendo gol al Curi e firmando una prestazione mostruosa contro la Juventus Next Gen nei playoff. Dopo l’estate ha ricominciato da terzino, ruolo che non ama granché. Tre rigori cagionati contro Vis Pesaro, Pineto e Gubbio ne hanno minato rendimento e morale, mentre lo sciagurato retropassaggio di Perugia, che originò il 2-0 di Montevago, è stato l’epitaffio sulla sua annata. Era il 22 novembre. Di lì in avanti mai più titolare e solo quattro spezzoni per 54 minuti totali. Sembra il prologo a un doloroso addio.
CHIOSA 6.5 In una squadra che difetta di leadership e di carisma, si è ritagliato il ruolo di punto di riferimento, indossando la fascia di capitano più volte di tutti (17). Il suo campionato è cominciato due mesi dopo causa infortunio muscolare, però poi ha trovato quella continuità che si temeva non fosse in grado di garantire. Esperto, scafato, ha allungato il contratto a gennaio e sarà tra quelli che dovranno puntare alla B. Se da titolare fisso oppure no è una domanda sospesa nell’aria.
GILLI 6 Esordio con i fiocchi contro la Vis, il 6 gennaio, quando Troise perse Renzi per infortunio e ridisegnò la squadra con la difesa a tre, buttandolo dentro all’11’. Poi alti e bassi, dalla ciliegina del gol alla Spal al corpo a corpo perso in modo esiziale contro Okoro nei playoff. Fino a tre anni fa aveva giocato solo nei dilettanti, la C l’ha fatta con Gelbison e Picerno. Arezzo è un altro mondo, deve alzare il livello individuale e ogni cosa ha il suo tempo. Ci si può lavorare.
GIGLI 6.5 Gregario nel senso migliore del termine. Per caratteristiche e inclinazione, non è un uomo copertina. In compenso conosce la categoria, sa come sfangarla contro centravanti della sua stazza e anche contro quelli brevilinei. Unico difensore centrale, insieme a Gilli, a trovare il gol in campionato, sempre sul pezzo quando ce n’è stato bisogno. In una parola: affidabile.
COCCIA 5 Doveva essere l’anno della consacrazione, del salto di qualità, invece abbiamo applaudito qualche lampo isolato qua e là e stop. Seppure con la frattura del braccio, la stagione 23/24 l’aveva visto protagonista: falcata potente, bel sinistro, esuberanza fisica, tutte qualità rimaste sottotraccia sia con Troise che con Bucchi. Due assist a Ogunseye a Pontedera e Sassari, il gol di Piancastagnaio i picchi degni di nota. Poi un inatteso tran tran e appena 5 presenze da titolare nel girone di ritorno. Mistero.
RIGHETTI 5 Acquistato il 19 agosto da svincolato con contratto di dodici mesi. Approccio interessante, con un piede da centrocampista e un’intraprendenza da veterano. Promesse mantenute solo in parte, zavorrate da un’involuzione evidente nel girone di ritorno, stoppata a tratti con qualche prestazione più tonica (contro il “suo” Perugia per esempio). Bucchi gli ha sempre dato fiducia, schierandolo dal primo minuto in undici gare su quindici, senza ricevere indietro in proporzione.

CENTROCAMPISTI
GUCCIONE 7 L’uomo che ha dato un senso al possesso palla dell’Arezzo, con Troise e ancor di più con Bucchi. Insostituibile per caratteristiche generali, per capacità di giocare corto e lungo, per trovare linee di passaggio non scontate. Ha avuto un periodo in cui girava a vuoto, spompandosi a fare il tuttocampista. Poi la scelta di metterlo in cabina di regia gli ha restituito autonomia atletica, conservandone la qualità tecnica. Ha segnato 6 gol totali, pochi per uno con il suo piede, e beccato 13 ammonizioni, troppe. Alla prima di campionato, a settembre, non ci sarà per squalifica. Ricomincerà da play o si è trattato solo di una parentesi?
SANTORO 5 Le aspettative erano alte, il campo le ha disattese. Eppure le occasioni e il credito non gli sono mancati: titolare in tredici gare su sedici tra metà ottobre e inizio febbraio, rinnovo di contratto fino al 2027 a gennaio. Ma il rendimento non è mai decollato e l’arrivo di Bucchi, con lo spostamento di Guccione nel ruolo di play, lo stesso suo, gli hanno completamente tolto spazio. Futuro da decifrare per lui.
MAWULI 5 In questi playoff si è rivisto il mediano frangiflutti che tanto bene aveva fatto nel torneo passato. Troppo tardi purtroppo. Per mesi sembrava giocasse il cugino meno prestante, meno aggressivo, meno abile nello sradicare la palla agli avversari e trascinarla avanti per i compagni. Chissà perché. Ora c’è da onorare l’obbligo di riscatto del cartellino con il SudTirol. Con qualche dubbio in più rispetto all’estate 2024 anche se Mawuli, quello vero, è elemento di livello.
SETTEMBRINI 5.5 Un anno tribolato, cominciato discretamente e concluso tra mille peripezie per i fastidi al ginocchio. Sei apparizioni da titolare nelle prime 14 giornate, soltanto tre nelle successive 24, complice l’infortunio. Ha ancora un anno di contratto e le doti per giocare in serie C ma la valutazione che dovrà fare è più complessiva, anche riguardo il percorso personale da seguire. Rinunciò al professionismo per sposare il progetto amaranto in D nel 2022, meriterebbe di restare nella rosa che punterà alla B nel 2026. Andranno messi d’accordo cuore e testa.
CHIERICO 6.5 Il rapporto tra cose belle e minuti giocati ne fanno il rimpianto più grande. Arrivò sul gong del mercato senza aver svolto la preparazione, con una condizione insufficiente. Dopo sette gare, cinque da titolare, il crack di Sassari al bicipite femorale e quattro mesi di convalescenza, seguiti da un recupero fisiologicamente lento. I gol di Chiavari e Piancastagnaio, e una brillantezza finalmente a prova di bomba, sono stati squarci di luce che non gli sono valsi un posto fisso tra i titolari. Per l’anno prossimo, è uno su cui puntare senza se e senza ma.
DEZI 5 L’unico acquisto che ha potuto permettersi Bucchi, ingaggiato a mercato chiuso. Con mesi di inattività alle spalle, era difficile pensare che avrebbe spaccato. E infatti non è successo. Siccome è un buon giocatore, qualche sprazzo di talento l’ha messo in mostra: il primo tempo di Ferrara, il secondo di Ascoli rientrano nella lista. Ci sono anche ombre però, comprese le prestazioni opache nei playoff. Ha 33 anni, il contratto che scade il 30 giugno e la fiducia dell’allenatore. Vedremo cosa peserà di più sulla bilancia.
FIORE ng Copia e incolla di Bigi. Lui ha avuto appena più spazio: sedici spezzoni anziché cinque, il più corposo (si fa per dire) di 22 minuti con il Carpi. Era arrivato come mezz’ala, è stato tramutato in esterno offensivo. Impossibile per noi comuni mortali valutarne crescita, potenzialità e prospettive. Lo staff tecnico deciderà cosa è meglio per il suo futuro.
DAMIANI ng La fortuna è cieca, la sfiga ci vede benissimo. Martoriato dagli eventi, ha vissuto un’annata maledetta con un ginocchio che l’ha fatto dannare. Il 21 agosto il primo intervento, il 18 dicembre il secondo. In mezzo, un breve rientro con una prestazione extralarge a Perugia e il rigore + espulsione propiziati a Lucca. Completata la seconda riabilitazione, ha giocato dall’inizio quattro volte su sedici e Bucchi ha scelto altre soluzioni a metà campo. Un talentino con il domani da scrivere.

ATTACCANTI
PATTARELLO 8.5 Sul taccuino ci sono 20 gol, uno storico poker alla Pianese, 3 assist, 3 rigori guadagnati, 4 espulsioni provocate. Numeri che parlano da soli, con i difetti tecnici e caratteriali che si sono ammorbiditi e i pregi che si sono dilatati. In questo momento è all’apice della carriera e per capire se è pronto per la B, dovrebbe cimentarsi con quel campionato. Ha un contratto lungo e sostanzioso, i corteggiatori debbono mettere in preventivo un investimento bello cospicuo. Considerando la logica, il bene di tutti e come va il calcio, se restasse sarebbe una (gradita) sorpresa.
TAVERNELLI 7.5 Dapprima imbottigliato dentro il calcio complesso e cerebrale della squadra, poi disinibito e leggero come una piuma. E’ uno di quelli cui il cambio di guida tecnica ha giovato di più. Troise lo voleva risoluto ed efficace anche nel ripiegare all’indietro, Bucchi gli ha dato modo di correre soprattutto in avanti. Tre gol nelle prime 27 giornate, 4 nelle ultime 11: i numeri non mentono ma la metamorfosi si è notata anche a occhio nudo. E’ uno dei punti fermi da cui ripartire.
RAVASIO 6.5 Indomito, generoso, operaio e poi anche centravanti. Due gol in campionato nel giro di cinque giorni (Rimini e Sestri), quindi due mesi e nove gare di digiuno, alcune chiuse senza mai tirare in porta perché lì in attacco c’era da fare legna, che ad accendere il fuoco ci pensavano gli esterni del tridente. Dedito alla causa, utile, partecipe, con due squilli nel playoff con il Gubbio e un rigore assegnato dal Var contro la Vis. E’ il prototipo della punta che sportella e fa reparto, solo che per andare in B ce ne vuole anche una che la butti dentro 15/20 volte. Lui può unire le due cose? Forse.
CAPELLO 5 Bravo, è bravo. Ma per collocarlo in una posizione redditizia per lui e per la squadra, servono incastri tattici di assoluta precisione. Prelevato a gennaio dalla Carrarese, qua ha combinato pochino. A parte un assist per Ravasio a Rimini, non ha mai lasciato il segno e anzi ha ribadito le sue caratteristiche di talentuoso senza ruolo. Bucchi lo ha reinventato mezz’ala per un mesetto, poi lo ha messo in naftalina. Le strade sono due: o può disimpegnarsi da finto nove o seconda punta, oppure diventa dura. L’estate porterà consiglio.
OGUNSEYE 4 Arrivò il 27 agosto dopo settimane di voci, rumors e indiscrezioni su una miriade di attaccanti di tutte le risme. Alla fine l’Arezzo scelse lui (in prestito) e lo presentò con quel Robbbertooooo in salsa amaranto, urlato via social da Sophia Loren, che gli è valso l’oscar del flop: la miseria di 4 gol in campionato (l’ultimo il 13 ottobre), 2 in Coppa il 27 novembre, ultima volta da titolare il 12 gennaio e i recenti, sconfortanti ingressi per giocare solo i minuti di recupero. Non sarà Lescano o Patierno ma, cv alla mano, non è nemmeno l’ultimo arrivato. Eppure è andato tutto male. Lui non ha ingranato, fiducia vera non l’ha mai avuta: e forse per questo è più vittima che colpevole. L’acquisto più atteso si è rivelato il più sbagliato di tutti.