Pulire il gioco, dare una mano, fare la sponda, ogni tanto concludere in porta: compito fondamentale e un po’ ingrato che il centravanti assolve con abnegazione, impegno, tant’è che la gente lo apprezza pure se non segna. Se poi capita di buttarla dentro come contro la Vis Pesaro, allora via libera all’esultanza in stile Cristiano Ronaldo
Il quinto gol in amaranto è stato il più pesante di tutti. Più dei due che rifilò al Gubbio nella gara secca dei playoff a maggio o di quello che fruttò la vittoria contro il Sestri Levante, a marzo, nei minuti finali. E anche del suo primo con la maglia dell’Arezzo, segnato in trasferta a Rimini. Sabato ha scardinato la resistenza della Vis Pesaro con un tocco di giustezza dall’interno dell’area, avventandosi sulla palla respinta dal portiere dopo l’incursione di Iaccarino: uno di quei gol che sembrano facili solo dopo averla buttata dentro, con l’estremo della Vis che si stava rimettendo in piedi e un paio di difensori sulla riga di porta.
Mario Ravasio non ha una media gol da stropicciarsi gli occhi e in doppia cifra, nella sua carriera, c’è andato solo una volta a Sorrento, nell’annata 2023-24. Quelle 12 realizzazioni gli valsero la chiamata in B del Cittadella, prima che l’Arezzo lo riportasse giù a gennaio, facendolo firmare fino al 2027.
Nonostante non sia uno spaccareti, la gente l’ha sempre apprezzato. Si fa il mazzo, sportella, viene dietro a dare una mano, gioca di sponda, ripulisce la manovra. Ogni tanto gli capita l’occasione per concludere in porta, secondo il destino che accompagna la prima punta nel 433 dell’Arezzo, costruito su misura per gli esterni del tridente che giocano a piede invertito, si accentrano e vanno al tiro. Spesso segnano pure. Una volta la squadra giocava per il suo centravanti, adesso è il centravanti che gioca per la squadra.
Ravasio l’anno scorso era davanti a Ogunseye nelle gerarchie interne e quest’anno (forse) è dietro Cianci. Sono prospettive che cambiano approcci, stati d’animo, prestazioni ma sono anche sfide irrinunciabili se uno vuole fare il professionista in una squadra top. Altrimenti va a giocare per la salvezza e fa il titolare fisso. Resta il fatto che gestire la concorrenza è stimolante ma impegnativo: servono nervi saldi, capacità e un briciolo di fortuna, ammesso che farsi trovare al posto giusto nel momento giusto, come contro la Vis, dipenda dalla sorte e non dall’istinto dell’uomo d’area.
Ravasio a un certo punto ha dovuto pure convivere con le voci di mercato, forche caudine che ogni calciatore di un certo livello deve attraversare per fortificarsi. Lui c’è riuscito, ha metabolizzato e quando si è presentata l’opportunità ha fatto gol, concedendosi il solito vezzo dell’esultanza alla Cristiano Ronaldo. “E’ il mio idolo fin da piccolo, festeggio sempre come fa lui” ha confessato in sala stampa.

Non a caso, in mezzo alla miriade di tatuaggi scolpiti sulla pelle di Ravasio, ce n’è uno sul fianco destro dedicato proprio a CR7. E’ l’emozionante intro che il telecronista inglese Peter Drury dedicò al portoghese nel giorno del suo ritorno al Manchester United, prima della partita di Old Trafford contro il Newcastle: “Madeira, Manchester, Madrid, Turin, and Manchester again. Wreathed in red. Restored to this great gallery of the game. A walking work of art. Vintage. Beyond valuation, beyond forgery or imitation. 18 years since that trembling teenager of touch and tease first tiptoed onto this storied stage. Now in his immaculate maturity, CR7 reunited”.
Che tradotto significa: “Madeira, Manchester, Madrid, Torino e di nuovo Manchester. Avvolto nel rosso. Riportato in questa grande galleria del calcio. Un’opera d’arte vivente. D’annata. Oltre ogni valutazione, oltre ogni falsificazione o imitazione. Sono passati 18 anni da quel ragazzo tremante, fatto di tecnica e incanto, che mosse i primi passi su questo palcoscenico leggendario. Ora, nella sua maturità impeccabile, CR7 è di nuovo qui”.
Ora che tutti lo sanno, l’augurio è che il celeberrimo “siuuuuu” vada in scena altre volte a decibel spianati, con l’aiuto del pubblico. In bocca al lupo a Ravasio e all’Arezzo!