Centodue anni di calcio amaranto. Un traguardo che sa di ricordi, di passione, di sogni da cullare. Con un popolo che non ha mai tradito
Centodue anni di Arezzo calcio. Un traguardo che sa di ricordi, di passione, di ambizioni svanite e aspirazioni da cullare. Non sono stati anni facili: più tormento che estasi, più cadute che slanci, più delusioni che sorrisi. Anche resurrezioni però, che qua siamo da sempre duri a morire. Chi ha l’amaranto dentro sa che questo è il destino scolpito nel cuore e nelle bandiere: soffrire, rialzarsi, non mollare. Ogni tanto godersi qualche soddisfazione bella densa.
Il popolo non ha mai tradito, nemmeno nei momenti bui. Ha seguito la squadra al nord e al sud, isole comprese, dalla polvere dei dilettanti ai palcoscenici più prestigiosi, da San Siro a Pierantonio, da Russi al San Paolo, da Marassi a Zagarolo, da Alcamo a Torino. Facendo della fedeltà un marchio di fabbrica. È questo attaccamento che tiene viva una storia lunga più di un secolo.
In Corso Italia 275, dove nacque la Juventus Football Club Arezzo, c’è una targa fissata al muro. Lì una volta sorgeva il Caffè del Vapore. L’Arezzo vide la luce in quell’angolo di città, era il 10 settembre 1923. Ogni volta che ci passi davanti è un brivido sulla pelle.
Oggi l’Arezzo scruta un orizzonte che profuma di grandi obiettivi. La gente ci crede, respira speranza allo stadio, quello stadio che fra qualche anno chissà come sarà. Stavolta il futuro sembra lì, a portata di mano. Ma nessuno lo dice apertamente, che da queste parti i sogni è meglio volino bassi. Tanti auguri Arezzo!