Interdetta la vendita dei biglietti ai residenti in provincia di Arezzo. Le motivazioni delle autorità vanno ricondotte “alla rivalità fra le due tifoserie e all’elevato antagonismo politico fra le frange ultras”. OA valuta l’opportunità di un ricorso al Tar con la sponda dell’Us Livorno, che la scorsa settimana aveva diramato un comunicato ufficiale molto netto: “Lo sport vive grazie alla sua anima più autentica: i tifosi. E ogni tifoso ha il diritto pieno, legittimo, costituzionale, di sostenere la propria squadra in modo pacifico, anche percorrendo centinaia di chilometri”

Un altro divieto di trasferta per i tifosi amaranto, che non potranno seguire la squadra sabato a Livorno. Il Gruppo operativo di sicurezza ha recepito le indicazioni del Casms e il prefetto ha firmato il decreto con cui si vieta la vendita dei biglietti ai residenti in provincia di Arezzo. Una procedura analoga a quella che era stata seguita per le partite di Terni e Perugia, giocate con il settore ospiti desolatamente vuoto. I profili di rischio, secondo le autorità, vanno ricondotti “alla rivalità fra le due tifoserie e all’elevato antagonismo politico fra le frange ultras”. Si citano poi i tafferugli del 6 novembre 2022 fuori dal Comunale, al termine della gara pareggiata 1-1.

Sulla decisione presa questa mattina ha influito anche la concomitanza della gara con la cerimonia in programma sabato mattina all’Accademia Navale di Livorno, dove 179 allievi della prima classe del corso normale giureranno fedeltà alla Repubblica Italiana. L’Accademia si trova non distante dallo stadio Picchi.

Orgoglio Amaranto, tramite il legale Giulio Ciabattini, sta valutando l’opportunità di presentare ricorso al Tar della Toscana e potrebbe trovare sponda anche nell’Unione Sportiva Livorno, che la scorsa settimana aveva diramato un comunicato ufficiale molto netto sui divieti di trasferta, con i sostenitori livornesi che non sono potuto andare a Gubbio.

Nel testo si legge: “Registriamo che l’Osservatorio Nazionale sulle Manifestazioni Sportive ha rinviato al Comitato di Analisi per la Sicurezza delle Manifestazioni Sportive anche le successive trasferte di Rimini (12 dicembre) e Terni (4 gennaio): azione che, come ormai accade troppo spesso, prelude con ogni probabilità a nuovi divieti per i tifosi ospiti. Pur nel massimo rispetto dei ruoli istituzionali, riteniamo indispensabile un dialogo più aperto, diretto e costruttivo tra Istituzioni, Tifo Organizzato e Società sportive. Lo sport vive grazie alla sua anima più autentica: i tifosi. E ogni tifoso ha il diritto — pieno, legittimo, costituzionale — di sostenere la propria squadra in modo pacifico, anche percorrendo centinaia di chilometri. Limitare questa libertà richiede motivazioni trasparenti, solide e condivisibili. La disaffezione del tifoso, soprattutto quello giovane, verso lo sport che amiamo ha numerose cause ma una di queste è senz’altro la limitazione delle trasferte, un fenomeno che ha colpito principalmente calcio e basket. Il dibattito sul rapporto tra sport e politica è ampio e non è questa la sede per approfondirlo. Ma è innegabile che il divieto di trasferta, ripetuto ormai ogni settimana in tutta Italia, rappresenti un atto con conseguenze politiche e sociali evidenti, che ricadono sempre e solo sulle comunità dei tifosi. Per dare voce a tutti coloro che vivono lo stadio in modo sano e appassionato, e per non lasciare che queste restrizioni passino inosservate, lanciamo l’hashtag #trasfertelibere: un appello unitario, trasversale e inclusivo a tutti i tifosi d’Italia, indipendentemente dai colori, affinché venga tutelato un diritto fondamentale: quello di esserci”.