Walid Cheddira

La carriera dell’attaccante, classe ’98, è decollata al San Nicola: promozione in C1, rendimento d’alto livello, l’affetto del pubblico. E i pugliesi lo hanno acquistato a titolo definitivo dal Parma. Quest’estate ha cominciato con i botti: doppietta al Padova, tripletta al Verona in Coppa Italia, gol al Palermo alla prima gara in casa. Un’escalation impressionante per un giocatore che in amaranto aveva chiuso senza nemmeno una rete all’attivo. Perché i talenti, a volte, vanno anche saputi aspettare

31 gennaio 2020, giorno del trasferimento di Walid Cheddira dall’Arezzo al Lecco. Alzi la mano chi avrebbe scommesso 10 euro su questo attaccante, oggi uno dei protagonisti del campionato di serie B. La storia del ragazzo di origini marocchine, ma nato il 24 gennaio 1998 a Loreto, in provincia di Ancona, sembra quella del brutto anatroccolo diventato cigno.

Facciamo però un passo indietro. Cheddira, che in due annate da under aveva realizzato 19 reti, viene scovato nelle file delle Sangiustese in serie D da quel grande scopritore di talenti che risponde al nome di Daniele Faggiano. Il ds lo porta a Parma, dove il 10 luglio 2019 gli fa firmare un contratto pluriennale. Qualche settimana dopo arriva in prestito in amaranto, voluto dal dg Pieroni e dal ds Testini per sostituire Brunori (Gori sarebbe stato tesserato a fine mercato).

”L’avevo visto giocare nella Sangiustese e secondo me era un profilo importante, di ottima prospettiva – dice oggi Emiliano Testini. Doti fisiche di buon livello, tecnica, tiro in porta, sapeva attaccare gli spazi. Da noi non è riuscito a trovare continuità, non era partito bene all’inizio ma anche Brunori aveva faticato. Il fatto è che i calciatori hanno bisogno del giusto tempo per ambientarsi e per mettere in mostra le proprie qualità. A volte si ha troppa fretta e si tende a dare giudizi sommari. Vale per tutti: giornalisti, tifosi e addetti ai lavori”. 

Con l’Arezzo qualcosa non funziona, uno dei pochi casi in cui una punta non riesce a sfruttare i benefici dell’aria di San Cornelio. Walid parte titolare nelle prime tre giornate di campionato, ma piano piano finisce in panchina e indietro nelle gerarchie, anche a causa dell’esplosione di Gori. La sua avventura al Comunale si chiude a gennaio: nessuna rete all’attivo, appena 13 presenze (5 da titolare), soltanto 436 minuti giocati in campionato.

A Lecco l’avventura dura poco e non per colpa sua: dopo poche giornate, causa covid, la stagione viene stoppata anzitempo. Cheddira ritorna al Parma, che lo cede nuovamente in prestito, questa volta al Mantova. Con i virgiliani va diversamente. Disputa una buonissima stagione con 9 reti all’attivo, tra cui una sugli sviluppi di un calcio d’angolo proprio ad Arezzo, nell’1-1 della gara di ritorno.

Prestazioni e segnature gli valgono la chiamata del Bari. Con i galletti scatta la scintilla e “Ualino” (Pasqualino in dialetto locale), come lo chiamano affettuosamente i tifosi biancorossi, diventa uno dei beniamini del pubblico. Comincia la stagione in sordina con la squadra di Mignani ma alla prima da titolare, contro il Monterosi, timbra subito il cartellino. Da quel momento tutto cambia e viene preferito spesso a gente come Ruben Botta, Simeri, Citro, Galano e Paponi. Alla fine sarà il più utilizzato nel reparto avanzato dopo bomber Antenucci. Il Bari è promosso in B e il ds Ciro Polito lo riscatta dal Parma versando 350 mila euro, con un corposo sconto sul prezzo previsto dall’accordo iniziale (700 mila euro).

Mai investimento fu più azzeccato, perché il resto è storia dei giorni nostri. Walid ad agosto si merita il titolo di bomber dell’estate con 6 gol messi a referto (uguagliato già lo score dell’intera scorsa annata). Prima la doppietta al Padova (3-0) nel turno d’esordio di Coppa Italia, poi l’exploit del “Bentegodi”, dove una sua tripletta manda al tappeto l’Hellas Verona (1-4). Infine la rete nel pareggio casalingo contro il Palermo (1-1) di venerdì scorso. Nella prima stagionale al San Nicola, Cheddira si prende subito la scena sotto gli occhi di Sandro Tovalieri, uno che a Bari (e pure ad Arezzo) ha scritto pagine importanti. Oltre al gol, propizia nel finale l’espulsione del palermitano Marconi, reo di averlo fermato con un fallo quando era lanciato a rete.

Il ragazzo è cresciuto molto in tutti i fondamentali, restando sempre il lottatore e il grande agonista visto anche ad Arezzo. Ha affinato il dribbling, si è completato a livello fisico e oggi è quasi immarcabile quando parte in velocità. Senza contare, dettaglio importante, i miglioramenti sotto porta. Vista l’età, i margini di perfezionamento sono ancora molto ampi. Lo stesso Cheddira l’ha sottolineato in un’intervista ai microfoni ufficiali della società: “Non mi pongo obiettivi, solo lavorare al meglio partita dopo partita. Quello che conta è il risultato di squadra. A livello personale, un attaccante punta sempre alla doppia cifra, ma ho tanto da migliorare. Rispetto alla C, quest’anno ci sono più spazi, le squadre giocano di più. Questo mi può aiutare”.

Il Perugia, avversario del Bari nel prossimo turno, è avvisato, mentre la parabola ascendente di Cheddira dimostra che nel calcio la pazienza è una virtù. Come dice Testini, ”pretendere tutto e subito è sbagliato, i giocatori (se hanno talento) vanno anche saputi aspettare”.