mister Peter Peruzzi (foto Ss Arezzo)

I giovanissimi si giocheranno il tricolore il 26 giugno contro la Pro Sesto. Come ha sottolineato il 33enne allenatore, la stagione dei baby amaranto è da incorniciare: dopo aver dominato un girone in cui c’erano anche Perugia, Benevento e Pescara, sono stati impeccabili anche nei play off. “Non è un caso se siamo in finale, i rapporti umani hanno fatto la differenza. Vincere sarebbe un sogno, poi penseremo tutti al futuro”

Scorre velocemente il count down che separa i giovani amaranto dell’Under 15 dalla finalissima contro la Pro Sesto, un match che potrebbe regalare all’ambiente e alla città di Arezzo uno scudetto storico. I risultati ottenuti dai giovanissimi sono frutto dell’ottimo lavoro svolto dall’allenatore Peter Peruzzi, il quale è stato in grado di creare un gruppo unito e consapevole. Grazie alla sua disponibilità, abbiamo conosciuto meglio questi ragazzi e ci siamo resi conto di quanto sia importante per loro portare a casa il tricolore, un sogno che sarebbe bellissimo da realizzare. Inoltre, Peruzzi ha espresso la sua idea sulla finale e su che tipo di partita disputeranno i suoi ragazzi; infine, ci ha tenuto a sottolineare quanto abbia imparato da questa stagione e dai suoi calciatori.

Mercoledì 26 la finalissima contro la Pro Sesto. Che tipo di finale ti aspetti e come state vivendo gli ultimi giorni prima di questo match tanto atteso?

    Siamo sereni e determinati. Mi aspetto dai ragazzi tutto quello che hanno fatto quest’anno. Sono ragazzi splendidi, che hanno dimostrato di andare sempre oltre i limiti e credo che questo avverrà anche mercoledì prossimo. Proveremo in tutti i modi a vincere. Era destino che disputassimo questa finale a Recanati: ci abbiamo giocato in occasione della nostra prima partita tra i professionisti e ci torneremo mercoledì, quasi come se fosse una chiusura del cerchio. Per noi è stata una favola, a maggior ragione dato che siamo una neopromossa. Siamo una società nuova, che è mancata tra i professionisti per due anni. Inoltre, quasi tutta la squadra proveniva da un campionato provinciale, ovvero quattro categorie di differenza rispetto a quella di quest’anno. Per di più, abbiamo vinto un campionato in un girone tremendo con squadre come Perugia, Benevento e Pescara. Adesso ci giochiamo lo scudetto, una parola che già solo pronunciarla fa venire i brividi.

    A inizio stagione ti saresti mai aspettato che la tua Under 15 arrivasse in finale nazionale? Che cosa significherebbe per te e l’ambiente realizzare questo “sogno scudetto”?

      Nessuno credeva in noi a inizio stagione. Lavorando con i ragazzi, giorno dopo giorno, ero consapevole di avere dei giocatori validi, ma credo che in ogni caso siamo andati ben oltre ogni più rosea aspettativa. A livello personale, portare lo scudetto nella città che amo sarebbe qualcosa di storico che mi piacerebbe da morire, soprattutto per quanto io sia legato alla città e all’Arezzo. Sarebbe un sogno portare il tricolore a casa.

      Che rapporto hai con questi ragazzi e come descriveresti questo gruppo squadra?

        Questo è il gruppo più gruppo che abbia mai visto. Siamo come fratelli che fanno parte di una grande famiglia: è stata la nostra forza principale. Se siamo qua è proprio grazie a questo. Siamo una squadra di 18 giocatori e siamo molto uniti: per comprenderlo, basta dare uno sguardo alle partite e notare che i primi ragazzi che esultano sono quelli in panchina, un qualcosa di veramente raro.

        Ci sono tanti giovani interessanti, come Farnese (bomber indiscusso con oltre 40 gol in stagione), Postiglione e capitan Lobasso. Aldilà delle qualità tecniche che abbiamo apprezzato quest’anno, ci puoi far capire meglio chi sono questi ragazzi, quali sono i loro valori, i loro ideali, le loro aspirazioni?

          Sono ragazzi con dei valori profondi. Non è un caso se siamo qua. Sono ragazzi molto maturi nonostante la loro età, soprattutto a livello mentale. Si impegnano un sacco in ogni allenamento. Sono intelligenti, non solo dal punto di vista sportivo. Il capitano è Lobasso, ma ci sono tanti altri capitani come Miniati ad esempio. Sono ragazzi splendidi, con un grande valore umano. Tutto questo stupisce a maggior ragione considerando che hanno solo 15 anni. Se mantengono questi valori sicuramente faranno molta strada, aldilà di cosa decideranno di fare nella vita. E’ un gruppo che sorride ma sa ciò che vuole. Questa serenità che ci accompagna la definisco un “divertirsi seriamente”, so che può essere un ossimoro ma è così che ci approcciamo. E’ un gruppo consapevole dei propri mezzi.

          Tornando alla finale, come state preparando l’incontro da un punto di vista tecnico?

            Sinceramente voglio concentrarmi soprattutto sui miei ragazzi. Vogliamo fare una partita di cuore per regalare questo scudetto a noi e alla città. Dobbiamo ancora riprendere gli allenamenti, cosa che faremo nella giornata di domani, per cui non abbiamo ancora studiato la gara. In ogni caso, punteremo prevalentemente sulle nostre qualità, dato che è giusto fare così con dei ragazzi di questa età. Per il resto, sappiamo che affrontiamo una squadra fortissima, ma anche loro affronteranno una grande squadra.

            l’under 15 dell’Arezzo

            Questa finale è anche una sfida tra bomber: da un lato Farnese, dall’altro Ponzo, cannoniere lombardo con 37 reti stagionali. Pensi che i pericoli principali arriveranno principalmente da questo ragazzo o ritieni che dovrete stare attenti ad altre strategie offensive del club lombardo?

              Farnese è il nostro finalizzatore, ma in questa squadra hanno segnato quasi tutti. Domenica scorsa abbiamo passato il turno senza che Farnese segnasse. Noi dovremo stare attenti sia al loro centravanti sia agli altri, ma anche loro dovranno stare attenti a noi e alle nostre strategie offensive.

              Hai già in mente chi saranno gli undici titolari che scenderanno in campo?

                No, ancora non ci ho pensato. Abbiamo a disposizione 5 allenamenti e poi vedremo.

                Questa stagione conferma le tue ottime qualità da allenatore. Hai 33 anni, sei molto giovane e la tua carriera è iniziata da poco. Che cosa hai potuto imparare da questi ragazzi e da questa annata? Qual è secondo te un aspetto in cui ti senti particolarmente bravo e uno in cui senti invece di poter migliorare?

                E’ chiaro che sono ancora molto giovane e al tempo stesso affamato di conoscenze e di crescere sempre di più. Come dicono i latini, è stato un “do ut des”, nel senso che è stato uno scambio reciproco. Loro mi hanno insegnato tantissime cose, esco da questa stagione con tante certezze e consapevolezze. La mia forza è l’empatia e la gestione del gruppo, poi magari con il tempo e l’esperienza imparerò altre cose. In ogni caso devo essere sincero: è stata una stagione fantastica, oltre ogni aspettativa e che mi ha permesso di crescere tanto. Senza dubbio tutto quello che ho vissuto quest’anno sarà un grande insegnamento per il futuro della mia carriera, anche aldilà del calcio.

                A tal proposito, che obiettivi hai per il futuro?

                Adesso penso solo a vincere questo scudetto, poi si vedrà.