Stringi stringi, l’Arezzo ha messo fieno in cascina grazie a un erroraccio del portiere del Campobasso sul tiro di Iori e al braccio largo di Ruggeri (sbilanciato da Mawuli) che ha cagionato il penalty contro il Legnago. Ma i tre punti sono sempre salutari e portano benefici. Ottavo posto da migliorare, asticella alzata, obiettivi ambiziosi: tutto legittimo e coerente, ma trasportare le aspettative sul campo comporta sempre qualche rischio. Inoltre gli innesti di mercato a poche ore dal gong hanno alzato il livello della rosa ma anche ridefinito le gerarchie interne. E Troise, fisiologicamente, deve ancora trovare la quadra
INIZIO COSI’ COSI’ – Quattro giornate, 6 punti in classifica grazie a due vittorie stiracchiate. Stringi stringi, l’Arezzo ha messo fieno in cascina grazie a un erroraccio del portiere del Campobasso sul tiro di Iori e al braccio largo di Ruggeri (sbilanciato da Mawuli) che ha cagionato il penalty contro il Legnago. Poteva andare meglio dal punto di vista del gioco, poteva andare molto peggio in quanto a risultati.
SETTEMBRE – Venerdì sera i fantasmi hanno volteggiato sul Comunale. Poi, a due dal novantesimo, l’episodio del rigore (contestato dal Legnago) ha tolto ai presenti un peso dallo stomaco. Le vittorie sono sempre salutari e portano benefici, specie dopo due batoste consecutive. Quindi anche questo striminzito 1-0, guadagnato per il rotto della cuffia contro un avversario a zero punti dopo quattro giornate, oltretutto falcidiato dalle assenze, può diventare un seme prezioso. Settembre ci dirà se si sarà trattato di vana speranza o di svolta concreta.
AL DI LA’ DEL RISULTATO – Oltre al risultato, però, c’è poco da salvare. Troise, con grande onestà, lo ha ammesso nel post gara: prestazione brutta, troppi errori tecnici, manovra offensiva da migliorare in fretta. La squadra ha qualità ma gioca lenta, s’incarta da sola, fatica a creare e dietro non è proprio il ritratto della solidità. Ma non sottovalutiamo il potere taumaturgico di una partita vinta così.
SU E GIU’ – Note sparse. Righetti ha portato una scossa dopo il suo ingresso. Ha anche un bel piede. Incoraggiante lo spezzone di Santoro, anche se la partita ormai era monotematica, con il possesso tutto dell’Arezzo e il Legnago che si difendeva e basta. Guccione ha prodotto solo qualche lampo, Pattarello senza il rigore trasformato (con freddezza, questo è vero) avrebbe preso un votaccio, in ritardo di condizione Ogunseye. In generale, la squadra non ha ancora coralità.
PRESSIONE E PRESUZIONE – Dell’aspetto mentale si è dibattuto molto in questo avvio di campionato, anche perché l’allenatore lo ha indicato come il problema principale da cui dipendono tutte le altre magagne. Deficit di motivazioni, atteggiamento poco combattivo, mancanza di cattiveria nelle giocate sono sfaccettature che Troise ha sottolineato sia dopo Pesaro che dopo Pineto. L’1-0 al Legnago non ha sciolto tutti i nodi e già a Pontedera la squadra dovrà dare segnali di crescita. Provando a interpretare, c’è più pressione che presunzione dentro le incertezze amaranto. Laddove pressione sta per ottavo posto da migliorare, per asticella alzata, per obiettivi ambiziosi. Tutto legittimo e coerente con i programmi, ma trasportare le aspettative sul campo comporta sempre qualche rischio.
LAVORI IN CORSO – Va da sé che poi c’è anche del lavoro diverso da fare. La linea di difesa, a parte la gara con il Campobasso (che però era in dieci da metà primo tempo), ha sempre balbettato. E le assenze di Chiosa e Montini non bastano per giustificarne in toto le esitazioni. In mezzo al campo la squadra va a sprazzi, complici i bioritmi al ribasso di Mawuli: in questo senso, almeno per il momento, Santoro potrebbe rappresentare un’alternativa molto preziosa. Davanti Guccione si è improvvisamente eclissato con tutte le conseguenze del caso e i tre gol segnati in quattro gare rappresentano una spia rossa accesa. Gli innesti di mercato a poche ore dal gong hanno sicuramente alzato il livello della rosa ma anche ridefinito le gerarchie interne. E Troise, fisiologicamente, deve ancora trovare la quadra.
FIAMMELLA ACCESA – L’Arezzo comunque ha più qualità di quanta ne abbia espressa finora. Ed è il motivo principale per cui va conservato un ragionato ottimismo.