La società del presidente Massimo Anselmi protagonista dell’approfondimento in onda su Vivo Azzurro Tv
La puntata prenatalizia di B Stories, il format disponibile on demand su Vivo Azzurro TV, la piattaforma Ott della Figc, non poteva che essere dedicata ad Arezzo, città che in questi giorni si riempie di turisti per i mercatini di Natale. Girando per le strade della città, però, c’è un cavallino ovunque: è lo stemma della città, orgogliosamente anche sulle maglie del club toscano, arrivato al 44° anno di attività e stabilmente in serie B femminile dal 2022.
“Il cavallino ci dà orgoglio e responsabilità – racconta il presidente Massimo Anselmi, che nel 2020 ha rilevato la società, riportandola in serie B. Il calcio qui rappresenta qualcosa di importante: non è un’attività per scopi economici, anzi, per nulla economici, ma molto sociali. Le ragazze partecipano alle manifestazioni che fanno parte della cultura della nostra città, come la Giostra del Saracino, e ad Arezzo città dico di continuare a seguirci, questo rende ancora più inclusivo il nostro progetto”.
Il territorio è perfettamente rappresentato nella società. Maria Luisa Lapini fu una delle fondatrici della società e oggi ricopre il ruolo di responsabile tesserate e genitori. “Seguo le ragazze dentro e fuori dal campo, cerco di essere una figura di riferimento in base all’esperienza che ho avuto io. Nel 1981 costituimmo l’Arezzo Calcio Femminile e questa realtà si è fatta strada: dopo 44 anni si parla ancora di calcio femminile ad Arezzo e questa è una cosa importantissima. Arezzo, poi, è una città a misura di persona: ha un centro storico piccolo, accogliente, che propone tante attività”.
Stefania Cecconi, invece, da oltre 10 anni coordina la preparazione atletica: “Qui ad Arezzo crediamo nella libertà di scelta: fino a qualche anno fa era difficile scegliere di giocare a calcio. Siamo molto presenti con le ragazze: dalla scuola alla vita privata. Arezzo è un paese con la vocazione di una città”.
E forse è questo il motivo per cui le gemelle Sara ed Emma Nasoni, 19 anni, entrambe salite dal settore giovanile alla prima squadra, si trovano così bene ad Arezzo nonostante siano nate a Siena. Sara è stata la prima a fare il salto e prese il numero 45: “E io – dice Emma – per ricollegarmi in qualche modo a lei presi il 54. Fuori dal campo quasi non ci riconoscono, dentro sì, perché hanno capito come giochiamo”. Emma, due anni fa, si è rotta il crociato, Sara ha accusato il colpo: “Non averla più in campo è stata una cosa tosta da superare, è come se vivessi anche io le sue stesse emozioni. Mi chiamavano Geme e io per le compagne sono rimasta così anche quando mia sorella è arrivata in prima squadra. Ogni volta che scendo in campo cerco di onorare questa maglia: non pensavo di poter arrivare a provare sensazioni del genere per una città che non è la mia”. È l’effetto che fa il cavallino.












