Il rendimento sotto tono di alcuni singoli e la prestazione ultra difensiva del Seravezza avevano inchiodato il risultato sullo 0-0 fino a 7 minuti dalla fine. Poi il gioiello di Bramante, subentrato a Convitto, ha spezzato l’equilibrio. Qualcosa ha funzionato meno bene del solito, compresi gli 11 angoli sfruttati male, ma la squadra subisce pochissimo e ha alternative di livello. E vincere aiuta a vincere

Ventidue minuti arrembanti, giocati a ritmi alti, facendo valere la superiore qualità tecnica e approfittando dell’atteggiamento del Seravezza, che da subito ha rinunciato a pressare per aspettare l’Arezzo negli ultimi quaranta metri (451 più che 433 per Vangioni). Poi le cose si sono complicate, il fraseggio ha perso fluidità e il costante possesso palla non ha partorito occasioni pulite per andare a segno. Lagomarsini, difatti, ha dovuto parare solo l’ordinaria amministrazione.

Se in difesa si continuava a respirare aria tranquilla (a parte il lob di Benedetti dalla trequarti, gli ospiti non si sono mai resi pericolosi), in attacco l’Arezzo pasticciava al momento topico. Un tocco in più, un cross troppo lungo, un’imbucata giocata male e il colpo restava sempre in canna.

Convitto purtroppo aveva la luna storta, Forte in mezzo al campo non trovava posizione né iniziativa e Poggesi a sinistra continuava a viaggiare col freno tirato, liberando un decimo dei cavalli che ha nel motore. Bianchi, solitamente chirurgico nel palleggio corto e nel cambio gioco, ha firmato una regia troppo timida e anche Settembrini, stavolta, si è limitato alla quantità.

Discorso a parte per Diallo, poco partecipe e poco servito dai compagni. Giocargli palla addosso, a lui che spalle alla porta sa districarsi bene, sarebbe stata una buona idea che però si è concretizzata di rado.

Così Indiani (che dopo 7 minuti aveva perso Risaliti, rimpiazzato da Lazzarini) ha dovuto smazzare le carte, pescando dalla panchina prima Castiglia (per Forte), poi Bramante (per Convitto), quindi Zona (per Poggesi). Il trend è migliorato, anche se più giravano le lancette e più il Seravezza fiutava l’odore del punticino agognato. La riprova non c’è ma il guizzo dirimente è stato l’ingresso di Boubacar vicino a Diallo al 36′, con l’Arezzo che ha abbandonato il 433 per il 442 o 424 che dir si voglia.

Non a caso il fresco Bramante, con un’intuizione salvifica, al 38′ è venuto a prendere palla molto dietro, ha evitato Granaiola e Putzolu che l’hanno attaccato stancamente e ha trovato la linea difensiva verdeazzurra schiacciata dentro l’area. Con un po’ di spazio a disposizione, ha fatto valere la tecnica che lo contraddistingue e freddato il portiere con una rasoiata a pelo d’erba.

Una vittoria sofferta come sette giorni prima a Civita Castellana, ma pure stavolta meritata. Gli 1-0 sono i risultati più preziosi dal punto di vista psicologico, quelli che mettono il timbro sui campionati e che testimoniano la forza di una squadra in grado di far ricorso a più armi per mettere le mani sui 3 punti.

Se ieri qualcosa non ha funzionato per il verso giusto (alle osservazioni elencate sopra va aggiunta la scarsa redditività degli 11 calci d’angolo battuti), va anche sottolineato che l’Arezzo si sta dimostrando squadra a 360 gradi. Subisce pochissimo (un solo gol al passivo), copre bene il campo, ha un’idea di calcio precisa che fa lievitare il rendimento degli interpreti, ha tante alternative di livello che consentono a Indiani di aggredire le partite con 16 uomini. Quando gli altri calano, l’Arezzo prende il definitivo sopravvento e muove la bilancia dalla sua parte (4 i gol segnati dai subentrati finora).

I numeri, per adesso, tornano alla grande. Sei vittorie su sei, primo posto in classifica, prospettive ottime e ambiente che ha recuperato una fiducia che sembrava dissolta. Soltanto quattro mesi fa uno scenario del genere era utopia. Ma nel calcio, per fortuna, le cose cambiano in fretta.

Nato nel 1972, giornalista professionista, ha lavorato con Dahlia, Infront, La7 e Sky. Scrive anche per Arezzo Notizie e Up Magazine, collabora con Teletruria dal 1993. E' il direttore di Amaranto Magazine