Andrea Settembrini, capitano amaranto

Titolare 4 volte su 11 nel girone di ritorno, mai in campo fino al 90′, in qualche circostanza buttato nella mischia per pochi minuti. E poi quella posizione più defilata per incastrarsi bene nel 4231, in un ruolo non propriamente suo che lo costringe ad adattarsi, a ridefinirsi nelle giocate, che alla lunga ne sta smussando i pregi e dilatando qualche difetto. Il capitano sta vivendo un momento particolare e a Gubbio se ne è avuta conferma. Il calcio è così, muta in poco tempo e mette a dura prova muscoli e nervi. Però offre sempre una via d’uscita. Specie a chi conosce bene il valore della maglia che indossa

L’altra sera a Gubbio, per la prima volta in stagione, Paolo Indiani ha operato quattro sostituzioni in contemporanea. Era il 13′ del secondo tempo e sul tabellone del quarto uomo è comparso anche il numero 8, quello di Andrea Settembrini. Il capitano si trovava dall’altro lato del campo, ha lanciato uno sguardo verso il vuoto, si è incamminato a passo svelto e poi è uscito. Ha dato il cinque a Gaddini e al vice Vettori ma se avesse potuto far divampare le fiamme che aveva dentro, avrebbe preso fuoco lo stadio. Tant’è che poi, prima di mettersi a sedere, si è lasciato sfuggire un gesto di stizza contro il mondo.

Settembrini è un giocatore come tutti gli altri della rosa ma non è un giocatore qualunque. Porta la fascia al braccio. E’ l’unico aretino in organico (insieme al terzo portiere Ermini). E’ uno che nell’estate del 2022 ha rinunciato a un contratto tra i professionisti per sporcarsi le caviglie in serie D. E aveva 30 anni e mezzo, non era una di quelle vecchie glorie che scende di categoria per vivere gli ultimi spiccioli di carriera. Ha sposato un progetto, fidandosi di Paolo Giovannini che lo aveva avuto a Pontedera, dei ricordi da bambino (quando faceva il tifoso), del richiamo della maglia amaranto, mai indossata prima.

Mezz’ala di ottima tecnica individuale, Settembrini ha sfondato nel calcio grazie alla sua vitalità da centrocampista d’assalto, capace di rubare palla, smistare il gioco e attaccare gli spazi. Sono queste doti che gli hanno consentito di fare il professionista dal 2011, in C e in B, con l’unica parentesi di serie D della passata stagione. Una scommessa vinta la sua: primo posto, ritorno in Lega Pro dalla porta principale, il pieno di energia e di motivazioni, un comportamento irreprensibile fuori dal campo. Parole giuste, dosate, il noi prima dell’io.

Per lui 29 presenze, 9 assist e 3 gol (2 su rigore). Poche realizzazioni per uno con la sua qualità ma la scarsa confidenza con la porta avversaria è sempre stata una scimmia sulla spalla, unitamente a un carattere fumantino che gli ha procurato qualche cartellino di troppo (10 gialli e un rosso l’anno scorso, già 7 gialli e un rosso quest’anno). Settembrini in D si è rivelato un pilastro inamovibile per motivi intuibili: Indiani l’ha prevalentemente fatto giocare da mezz’ala nel 433 e qualche volta, quando ha virato sul 4231, da sottopunta.

In questo campionato le cose hanno subìto un’evoluzione diversa. Il capitano nel girone di andata ha saltato solo 3 gare (due per turnover nei turni infrasettimanali, una per squalifica), poi dopo il giro di boa è finito ai margini: titolare 4 volte su 11 e sempre sostituito, in qualche circostanza buttato nella mischia per pochi scampoli di match (2 minuti con il Pescara, 11 con l’Entella, 7 con il Cesena, 6 con l’Ancona).

Il Settembrini di oggi non è quello che avevamo imparato a conoscere. E’ utilizzato una settimana sì e una no perché le rotazioni di Indiani, che lo conosce dai tempi di Pontedera, non risparmiano nessuno a prescindere da età, ruolo e curriculum. E poi deve occupare una posizione più defilata per incastrarsi bene nel 4231, in un ruolo non propriamente suo che lo costringe ad adattarsi, a ridefinirsi nelle giocate, che alla lunga ne sta smussando i pregi e dilatando qualche difetto.

Adesso, ma forse è solo una sensazione, morde ogni centimetro d’erba quasi a voler dimostrare qualcosa, quando non ce ne sarebbe bisogno. C’è rabbia in certe sue giocate, un pizzico di frustrazione, l’ineluttabilità di un periodo in cui non gliene gira bene una, come dimostra la palla che gli ha soffiato Casolari martedì sera e che ha procurato l’1-0 del Gubbio. Settembrini, probabilmente, una palla del genere non l’aveva persa mai. Il calcio è così, muta in poco tempo e mette a dura prova muscoli e nervi. Però offre sempre una via d’uscita. E nuovi spazi da attaccare.