Perché il pareggio con il Rimini non va disprezzato, il terminale offensivo da assistere meglio, il lavoro che Troise deve ancora fare
1 – Stavolta non è andata granché. Troise ha scelto di giocare con un mediano in meno e un trequartista in più ma in mezzo al campo la squadra non è riuscita a comandare e in attacco gli uomini di fantasia si sono limitati al compitino o quasi. Il gol di Ogunseye è stato episodico come quello del Rimini, dentro una gara equilibrata, fallosa, combattuta, con poche occasioni da rete e i portieri quasi inoperosi. L’Arezzo, dati alla mano, ha creato appena di più ma per vincere contro un avversario così tignoso e coriaceo sarebbe servita più lucidità, più qualità nelle giocate, che invece sono venute a mancare. E’ comunque un punto da non disprezzare in ottica classifica. In questo momento inoltre mancano giocatori importanti e il Rimini si è confermato squadra da trasferta, dove è ancora imbattuto.
2 – E’ evidente che quattro indisponibili del calibro di Chierico, Damiani, Montini e Righetti, fuori in contemporanea, riducono il ventaglio delle scelte. Inoltre un giocatore come Pattarello, fondamentale negli equilibri di squadra, in questa stagione sta andando a corrente alternata: il suo impatto sulla gara lo porta sempre ma gli manca quell’esuberanza che lo scorso anno lo rendeva spesso immarcabile. C’è poi da aggiungere che l’Arezzo sollecita poco il suo centravanti, Ogunseye o Gucci che sia. Non sempre succederà che il rapporto tra occasioni da rete e gol segnati sia del cento per cento, come accaduto nelle ultime due giornate al numero 9: c’è necessità di articolare in modo più continuo lo sviluppo del gioco e rifornire con maggiore efficacia il terminale offensivo.
3 – Al riguardo, quando ieri Troise ha richiamato Ogunseye per far entrare Gucci, il pubblico ho mormorato. Vista l’evoluzione della partita e il punteggio fermo sull’1-1, in molti si attendevano la doppia boa là davanti e in effetti è una soluzione che avrebbe avuto una logica, specie in quel contesto tattico. Dietro invece il ritorno di Chiosa può rappresentare un’iniezione preziosa di esperienza, capacità di letture e leadership, in un reparto che esibisce un curioso dato statistico: se becca gol, l’Arezzo non vince mai. I cinque successi conquistati finora sono arrivati tutti con la porta inviolata: 1-0 al Campobasso, 1-0 al Legnago, 2-0 al Gubbio, 1-0 a Pontedera, 2-0 a Sassari.
4 – L’Arezzo è in linea con le aspettative e con le ambizioni di inizio stagione. Si trova in piena zona playoff, a -4 o -7 dalla vetta (dipende dal Pescara che deve recuperare in match) e, stando alla classifica attuale, ha vinto tre scontri diretti (Campobasso, Gubbio, Torres), ne ha pareggiato uno (Rimini) e uno l’ha perso (Vis Pesaro), regalando a un Pineto zoppicante l’unica gioia di questo suo complicato avvio di torneo. La squadra ha un’identità ben definita, frutto anche di un lavoro che nasce dal passato, e una struttura di gioco riconoscibile. A oggi la somma della qualità dei singoli sembra superiore alla qualità/continuità del gioco, come se la squadra viaggiasse in quarta marcia. E forse, considerando gli innesti nella fase conclusiva di mercato e i contrattempi legati agli infortuni, è anche fisiologico sia così.