Analisi a mente fredda su Arezzo-Forlì. Il patema d’animo dei minuti finali, i cambi arrivati (troppo) tardi, la bellezza di un’azione tutta di prima, una vittoria che fa bene a squadra e ambiente. E venerdì prima trasferta dell’anno
COME VORREMMO VINCERE, COME ABBIAMO VINTO
La verità, sotto sotto, è che ci piacerebbe vincerle tutte di almeno due o tre gol di scarto, senza soffrire e potendoci rilassare quando ancora mancano dieci, quindici, venti minuti alla fine. Ammettiamolo. È anche giusto sperare che vada così, solo che prima di iniziare ci riempiamo la bocca di come ogni domenica, si fa per dire, sia una battaglia, di quanto non ci siano partite facili, che il campionato sarà equilibrato e che tante sfide verranno decise per un episodio o per un dettaglio, ma quando tutto questo si materializza non è che ci vada proprio giù, specialmente se ci consideriamo, probabilmente a ragione, i più forti di tutti. Invece arriva un Forlì qualsiasi (complimenti, a proposito, bella partita) e ti fa capire subito com’è l’andazzo se le partite le tieni aperte, se ti manca ancora qualcosa, se ancora le gambe non girano per novanta minuti. Però la vittoria è arrivata ed è la cosa più importante in fin dei conti. È vero, nel finale abbiamo sofferto più del dovuto e ancora mi sembra di sentire il suono sordo del palo colpito da Manuzzi, ma insomma, era la prima e facciamocela andare bene, dai.
DIFESA A TRE RIMANDATA A SETTEMBRE
Bucchi ce l’aveva detto che la condizione atletica non era ancora quella ottimale, e infatti a un certo punto si è proprio spenta la luce. Ci aveva anche detto che per il pieno inserimento dei nuovi serve ancora un pochino di tempo, e infatti gli ingressi (forse tardivi?) di Meli, Varela e Perrotta (un pelo meglio lui) non hanno portato benefici, anzi. La sensazione è che vada anche affinato quel piano B provato da Bucchi per il “bunker” finale: il passaggio alla difesa a tre (o a cinque, come preferite) è rimandato a settembre, ma magari è solo una naturale conseguenza dei due concetti precedenti. Le note stonate, però, direi che finiscono qui. Forse si può lamentare, appunto, anche una certa allergia a trovare il gol che aumenti la distanza di sicurezza dai nostri avversari, così com’era accaduto anche in Coppa, e che eviterebbe patemi nel finale e tutto il preambolo che ho fatto sopra. Magari una piccola registrata alla fase difensiva nel suo complesso non guasterebbe, ma a quanto filtra da radio mercato mi sa che un pensierino ce l’hanno già fatto anche Bucchi e Cutolo.

DAI E VAI
Per il resto, però, si è anche visto, a tratti, perché l’Arezzo è considerata la favorita numero uno alla vittoria del girone, un po’ a tutte le latitudini. Pensate all’azione che ha portato al tiro di Pattarello nel secondo tempo, forse la più bella di tutta partita: Tavernelli, Chierico, Righetti, ancora Tavernelli che imbuca in area per il dieci, diagonale mancino e bella parata del portiere ospite. Tutto di prima e avversari, che pure non sono sembrati gli ultimi arrivati, dicevamo, come belle statuine. Cartina al tornasole di una qualità complessivamente alta in tutti i reparti e di una precisa idea su come arrivare in porta tramite il fraseggio, introdotta nella seconda parte della scorsa stagione e affinata in questi mesi di preparazione. Poi c’è il bel gol di Tavernelli, che ha puntato l’area con famelica convinzione, come devono fare gli esterni offensivi per giustificare l’impiego a piedi invertiti e che conferma che l’Arezzo ha più di un giocatore che può schiodare lo 0-0 in qualsiasi momento, all’improvviso, anche con un’iniziativa individuale.
IN QUANTI SI VA A PONTEDERA?
Un altro bel biglietto da visita è quello di Iaccarino, uno dei nuovi che, al contrario, di tempo sembra avercene messo pochissimo per adattarsi al gioco di Bucchi: con Guccione squalificato, si è preso la regia con disinvoltura. Lui è la dimostrazione che ora la rosa è più profonda, più attrezzata, più a immagine e somiglianza di chi la guida. E mancava ancora Cianci, preso per aumentare la potenza di fuoco là davanti (e forse per l’attacco non è ancora finita qui). Insomma, direi che possiamo essere soddisfatti, per ora, pur sapendo che si può e si deve migliorare. Ma non sarebbe più preoccupante se fossimo già al massimo delle nostre potenzialità ora, senza quindi avere ampi margini di miglioramento? Il campionato non finiva ieri e non finisce domani, ma tra otto mesi, non dimentichiamocelo. Venerdì, magari, si vede già qualche altro passettino in avanti. In quanti si va a Pontedera?