Nelle dieci partite giocate finora dall’Arezzo, ci sono state 23 chiamate al video per i direttori di gara: soltanto 3 volte la decisione del campo è stata modificata. Per Bucchi 12 card giocate e appena 2 revisioni. Ecco perché tra gli spettatori e gli stessi allenatori crescono i dubbi sull’utilità del Football Video Support
Il Football Video Support serve veramente? E’ la domanda che si pongono in tanti, compresi i tifosi dell’Arezzo, dopo aver assistito alle prime dieci giornate di campionato. Questo sistema tecnologico, parente alla lontana del Video Assistant Referee che viene utilizzato nelle serie superiori e nelle coppe europee, avrebbe dovuto circoscrivere le polemiche arbitrali e dare una mano ai direttori di gara nell’analisi degli episodi dubbi. La grande novità stava e sta nel fatto che la revisione al monitor viene chiamata dagli allenatori.
Le regole d’ingaggio, chiamiamole così, sono queste. Ogni panchina può giocarsi due card per l’Fvs in ogni partita: se la chiamata ha successo e l’arbitro rivede la sua decisione, la card resta utilizzabile. Altrimenti viene persa. Il controllo video è limitato a quattro casistiche precise: 1) assegnazione di un gol (per verificare falli e/o fuorigioco); 2) assegnazione di un calcio di rigore; 3) espulsione diretta (non per somma di ammonizioni); 4) errore di identità (scambio di persona nell’assegnazione di un cartellino).
Daniele Orsato, designatore della Lega Pro, a settembre si era dichiarato molto soddisfatto dell’Fvs. E il vicepresidente Gianfranco Zola, pochi giorni fa, ha aggiunto: “L’Fvs ha introdotto un meccanismo molto interessante: giocatori e allenatore sono più motivati a evitare simulazioni. Anche gli arbitri sono contenti. Sta responsabilizzando tutti”.

In realtà, dopo due mesi di partite ufficiali, le perplessità crescono sia tra gli sportivi che tra gli stessi allenatori. Innanzitutto c’è un deficit tecnologico di base: la maggior parte della gare di Lega Pro sono riprese con due telecamere, che poi forniscono agli arbitri le immagini per il controllo al monitor. Spesso sono immagini parziali, che non riescono a zoomare in modo netto e pulito così da chiarire l’episodio incriminato. Inoltre il dubbio è che gli arbitri, spediti a verificare falli e cartellini dai tecnici delle due squadre e non da altri ufficiali di gara, sconfessino mal volentieri se stessi.
Il caso dell’Arezzo è eclatante. Nelle prime dieci giornate, durante le partite disputate dagli amaranto, si sono registrate 23 chiamate all’Fvs. Soltanto in 3 casi l’arbitro ha modificato la sua decisione: Burlando a Pontedera ha annullato il gol di Cianci, convalidato in presa diretta, per un fallo precedente di Mawuli; Pizzi ha cancellato l’espulsione di Cianci contro la Vis Pesaro, trasformando il rosso in un cartellino giallo; Diop a Rimini ha ammonito Asmussen per un fallo su Chierico, dopo che lo aveva graziato live. Quest’ultimo caso è comunque bizzarro perché l’Arezzo aveva chiamato l’Fvs invocando l’espulsione, che non c’è stata nemmeno dopo il controllo video.
Complessivamente Bucchi ha utilizzato le card in 12 circostanze fino a oggi. Due volte, anzi una e mezza considerando l’episodio di Rimini, gli hanno dato ragione. Con la sensazione che quando l’arbitro si dirige al piccolo schermo sistemato a bordo campo, in cuor suo abbia già deciso cosa fare. Anzi, cosa non fare.












