La partita di domenica in pillole. Tick Tick Boom, quel ragazzo di Roma che gli ha fatto “er cucchiaio”, la spocchia del Picchio, il coro dei rivali sulle note di Battisti che sì, era da categoria superiore, l’immaginazione al potere e le vertigini del primato dall’alto del settore: sarebbe bello se stavolta la B toccasse proprio a noi

Centosessanta caratteri, due faccine, fine. Ve li ricordate gli Sms, ormai mandati in pensione da Whatsapp? Ecco, visto che il mondo va veloce e il pallone anche, che domani già si rigioca e non c’è tempo per pensarci troppo, questo è quello che mi porto dietro dalla spettacolare trasferta di Ascoli. In pillole, come brevi messaggini, ormai d’altri tempi un po’ come la partita di domenica: senza divieti, senza tessere e con uno stadio pieno.

TICK TICK BOOM

Tick: cross di Righetti. Tick: tiro di Pattarello che bacia il palo e s’insacca. Boom: il boato dei 565 che squarcia il silenzio. Far ammutolire uno stadio intero è roba da pochi. Per un attimo, solo uno, avrei voluto essere in tribuna o in curva loro per vedere il settore che esplode, la gente che salta, sbanda, si dimena, si abbraccia e sbraccia, inciampa e caracolla. Cosa c’è di più bello di quando è gol?

PUPONE

Qualcuno giura di aver visto Totti in macchina provenire in senso opposto mentre eravamo in viaggio, in mezzo al nulla dopo il Colfiorito. Poi un ragazzo di Roma, figlio di uno storico giocatore giallorosso, gli ha fatto “er cucchiaio” e allora, in quel preciso momento, abbiamo capito che il caso non esiste e che, leggenda o realtà, quello era già un segnale inequivocabile. Ma quanto è forte Chierico?

PICCHIO, CHE SPOCCHIA

Prima erano convinti di vincere. Dopo, di aver meritato di vincere. Diciamolo, si sentono più forti, più belli e più bravi. Lo dimostrano le parole anche di chi, da addetto ai lavori, dovrebbe essere un pizzico più oggettivo. A noi va bene così, eh. Anzi, che continuino pure. Tanto conta quel che accade in quel rettangolo, che per ora dice altro.

UN’AVVENTURA

C’è da dire che quel coro sulle note di Battisti, all’inizio, mi ha impressionato, ma si sapeva che saremmo finiti in una bolgia da categoria superiore per una partita da categoria superiore. Per farci sentire, c’era da dare qualcosa in più del solito anche nel settore. In partite così, del resto, è tutto amplificato: il batticuore, i timori, le speranze, gli sfottò, i decibel. E la gioia una volta che tutto, ma proprio tutto, è andato come lo avevi sognato. Non capita spesso, ma stiamo iniziando a farci l’abitudine. Ed è tanto piacevole quanto straniante, in questa avventura lunga 38 giornate.

THE MASK

L’unico limite di Jim Carrey quando si metteva la maschera in quel celebre film era la sua immaginazione. Per Mawuli, con uno zigomo fratturato nove giorni fa, lo stesso. Il suo ingresso, quasi insperato, è stato vitale per ridare vigore alla mediana. Eroico, per abnegazione e voglia di fare la sua parte nonostante tutto. Lo stesso vale per Ravasio, tormentato dalla sciatalgia ma capace di innescare le due azioni decisive. Ma vale per tutti: se c’è bisogno Varela, Pattarello, Tavernelli, persino Cianci ripiegano fino a battere il cinque a Venturi. È con questo spirito che si può arrivare fino in fondo.

SALUTATE LA CAPOLISTA

Stavolta, prima di varcare il cancello d’uscita a partita finita, in tanti non hanno resistito e il coro dei tempi belli è risuonato nell’aere. Qualcuno non se l’è sentita ed è rimasto a bocca chiusa, magari canticchiandolo in testa, a denti stretti. La scaramanzia va rispettata, li capisco. Ma capisco anche chi, dopo una vittoria così, non ha saputo governare i freni inibitori. Speriamo che il dubbio o la tentazione di cantarlo ci attanagli ancora per molto.

VERTIGINI

Sono entrato molto presto nel settore: sono salito in alto e, senza persone intorno, mi ha dato una sensazione di vuoto sotto i piedi, tanto sono ripidi i gradoni. Un po’ come a guardare la classifica, con l’Arezzo a +3 dalla seconda e +7 dalla terza. C’è la paura, di chi di delusioni ne ha ingoiate tante, di scivolare, cadere, farsi male. Ma c’è anche la voglia di volare via, scappare, non farsi prendere più. Una volta tanto, sarebbe bello se toccasse proprio a noi.