la formazione schierata contro il Seravezza

Tenere in mano il gioco è fondamentale non solo in chiave offensiva ma anche come limitazione della manovra avversaria. L’Arezzo domenica ha raggiunto il 68% di possesso nel primo tempo, applicandone tutti i princìpi. E alla fine, mentre tre giocatori del Seravezza davano le spalle a Bramante per tornare sul pullman parcheggiato davanti alla porta, è arrivato il gol decisivo

La palla è mia e tu non giochi! I fortunati che hanno passato la gioventù nei campini dei parchi in partite infinite di calcio, questa frase l’hanno sentita di sicuro, visto che da sempre il proprietario del pallone decide in maniera assoluta chi gioca e chi no. Metaforicamente l’Arezzo, domenica passata, ha fatto questo con i giocatori del Seravezza: gli ha detto che loro non avrebbero giocato.

23 conclusioni verso la porta avversaria, 11 corner a favore, 3 punizioni laterali nella trequarti avversaria; 0 tiri subiti nello specchio, Trombini che nel primo tempo ha toccato “fisicamente” la palla solo 4 volte, di cui 3 per giocate a sostegno del portatore.

Sono numeri che fotografano la partita insieme alle percentuali “bulgare” del possesso palla. Nel primo tempo l’Arezzo ha raggiunto il 68%, esercitando questo possesso per il 66% nella metà campo avversaria e per quasi il 25% nell’area avversaria: al Seravezza che aveva parcheggiato il pullman davanti alla porta di Lagomarsini, gli amaranto la palla non l’hanno fatta mai vedere.

Il mantenimento del possesso quindi non solo in chiave offensiva, ma anche come limitazione della manovra avversaria: Indiani dice giustamente che il calcio è un gioco logico ed è lapalissiano che se in queste prime 6 partite la palla l’hai avuta sempre tu, ne deriva che tu abbia la miglior difesa di tutta la serie D.

Mantenere il possesso però non è una roba semplice, specie contro avversari organizzati. Non basta la tecnica di cui i giocatori amaranto sono ottimamente dotati. Occorre applicare tutti i principi di gioco in fase di possesso:

scaglionamento offensivo (i giocatori della squadra in possesso non devono essere mai allineati);

mobilità (i giocatori non devono mai dare punti di riferimento);

ampiezza (sfruttare tutti i 66 metri di larghezza del Comunale per allargare le maglie alle difese avversarie o trovare spazio nel lato cieco del campo);

profondità (ne abbiamo parlato nel precedente articolo);

imprevedibilità (attaccare l’avversario in differenti maniere, per non farlo organizzare).

L’Arezzo, che lavora ferocemente in allenamento, li applica tutti, anche in una giornata non brillantissima come domenica, e capitalizza gli sforzi che esprime.

Vero, l’unica occasione di Benedetti al 75’ poteva cambiare le sorti: ma c’è sempre Eupalla, divinità del calcio qualche volta birichina, che alla lunga mette tutto a posto. E distrae i due centrocampisti del Seravezza (vedi filmato), che non guardano la palla mentre Bramante avvia l’azione del gol. Anzi, l’attaccante amaranto, dopo lo scarico su Lazzarini, viene lasciato dal suo marcatore diretto che preferisce tornare nel pullman, anche lui rivolgendo la schiena all’azione.

E quindi lode a te Eupalla!

Ps – un ringraziamento speciale a Lorenzo Nannizzi, match analyst dello staff di mister Indiani, per i numeri raccolti con scrupolo e grandissima professionalità e che ci ha messo a disposizione.

Classe 1971, nato a Roma, ex centravanti, è dottore in psicologia. Nel 2016 ha conseguito il master Uefa Pro a Coverciano. Allenatore professionista, è attualmente docente di tecnica calcistica presso la Federazione Italiana Gioco Calcio