Prestazione convincente, porta inviolata per la seconda volta in stagione (pure stavolta con l’avversario ridotto in nove), +5 sui playout. Contro il Perugia è venuta fuori la serata perfetta, anche perché la partita è stata preparata bene e l’Arezzo è finalmente riuscito a battere una squadra d’alta classifica. A Vercelli, contro un avversario meno fascinoso e in uno stadio vuoto, si capirà se la lezione del passato è stata capita. Intanto il pubblico dimostra un attaccamento che non si vedeva da anni. E non è dettaglio trascurabile

PARTITONE – Per intensità, approccio, cattiveria agonistica, trame di gioco, e considerando il valore dell’avversario, quella di ieri sera è stata la miglior prestazione stagionale. E non inganni il fatto che il Perugia è rimasto prima in dieci (al 39′) e poi in nove (al 73′). Anche in parità numerica l’Arezzo aveva giocato di più e meglio, con un rigore negato a Pattarello, un palo clamoroso di Guccione e una apprezzabile disinvoltura nel fraseggio. Baldini alla vigilia aveva detto che “i derby non si giocano, si vincono”. Aveva ragione.

UNDICI CONTRO NOVE – Non è un caso che la squadra abbia tenuto la porta inviolata (seconda volta in 18 giornate, prima in assoluto per Trombini). E non è un caso che sia arrivato un 2-0 convincente di fronte a 5.130 spettatori (da noi le serate di gloria con il pienone allo stadio sono sempre una roba insolita). E’ invece un caso che le uniche due volte in cui l’Arezzo non ha preso gol, gli avversari abbiano chiuso in doppia inferiorità numerica. Prima del Perugia era capitato al Gubbio ma questo fa parte dell’imponderabile del calcio.

BALDINI ESONERATO – L’Arezzo adesso è decimo in classifica a +5 sui playout e con dieci squadre che hanno fatto peggio quando manca un turno al giro di boa. E’ vero che Virtus Entella e Gubbio devono recuperare una partita e teoricamente potrebbero scavalcare gli amaranto ma la sostanza del ragionamento non cambia. Il campionato è livellato e serve equilibrio nelle analisi. Altrimenti si rischia di dire tutto e il contrario di tutto da una settimana all’altra. La frase più abusata nel prepartita di ieri era questa: “se non si vince, Indiani salta”. Invece è saltato Baldini.

ERA ORA – Godiamoci la serata piuttosto, che battere il Perugia non è mai banale, come testimoniano le statistiche. E tre punti così luccicanti forse non li avrebbe pronosticati nemmeno il più incallito degli ottimisti. Invece la squadra ha tirato fuori orgoglio, ordine tattico, combattività proprio nella serata più importante, regalandosi una iniezione di autostima (cit Indiani) e regalando al pubblico una di quelle soddisfazioni che scaldano cuore e memoria. Dopo Ermini e Miglietta, era ora che qualcuno ne raccogliesse il testimone.

INDIANATA – Indiani aveva perso consensi nelle ultime settimane, adesso li ha recuperati. L’altalena dei giudizi a rimorchio dei risultati è fisiologica ma rischiosa, specie in un girone dove la classifica è cortissima e tre punti in più o in meno fanno tutta la differenza del mondo. L’allenatore non è mai stato il problema di questo Arezzo, nonostante alcune storture nella gestione dei singoli (Chiosa, Kozak), nelle scelte di formazione e nell’accettazione troppo inerte di certi difetti (come quello dei gol al passivo). A volte ha dato l’idea di non essere nemmeno la soluzione ma questo è comune a tanti suoi colleghi. Resta un tecnico con oltre 400 panchine tra C1 e C2, che ha vinto 100 volte in C, che tra i professionisti ha sempre centrato la salvezza. E ieri sera la partita l’ha preparata bene.

OBIETTIVO SESTRI – Dei singoli ci sarà modo di parlare. Nel frattempo l’Arezzo ha vinto per la prima volta contro una squadra d’alta classifica: finora aveva perso contro Cesena, Torres, Carrarese, Pescara, Pineto e Recanatese, strappando un pari con il Pontedera. Il 2-0 nel derby può dare una scossa salutare e questo lo vedremo già sabato a Vercelli contro il Sestri: avversario meno fascinoso, stadio vuoto, Natale alle porte. Il contesto ideale per capire se la lezione del passato è stata capita. E se due vittorie di fila sono ancora un obiettivo troppo in là per la squadra.

GAS IN CURVA – Ultima annotazione per i 5.130 spettatori del derby. Una volta una stagione del genere avrebbe rarefatto il pubblico e prodotto una disaffezione palpabile. Arezzo fino a qualche anno fa era una piazza dove tanta gente non solo disertava lo stadio ma prendeva per i fondelli quelli che ci andavano. Adesso no, c’è un sentimento diverso, più profondo, nato forse da un ricambio generazionale o dalla promozione dell’anno scorso o da chissà cosa. Però c’è ed è un tesoretto da salvaguardare.